Si parla tanto del bond a 100 anni dell’Austria, ma ci sono stati altri paesi fuori dall’Europa ad avere anticipato Vienna nell’emissione di titoli a lunghissima scadenza. Il Messico si rivolse ai mercati internazionali già nel 2010, approfittando di tassi relativamente bassi. Lo fece con un’emissione in dollari e scadenza 12 ottobre 2110 con cedola 5,75% (ISIN: US91086QAZ19). Il rimborso avverrà tra 87 anni, praticamente l’aspettativa di vita media oggi di un cittadino italiano.

Maxi-rendimento dal 2010

Attualmente, il bond a 100 anni del Messico offre un rendimento superiore al 7,50% con una quotazione inferiore a 78 centesimi.

La cedola effettiva lorda vale il 5,87%. Essa è data dal rapporto tra cedola e quotazione del titolo. Questo significa che il 78% del rendimento è dato dall’incasso periodico delle cedole e solo il 22% dalla plusvalenza realizzata alla scadenza, che nel caso specifico avverrebbe in un tempo eccessivamente lontano.

Immaginiamo di avere acquistato il bond a 100 anni all’atto della sua emissione. Considerato il suo prezzo iniziale di 98,25 centesimi e il tasso di cambio di allora tra euro e dollaro, avremmo speso quasi 1.409 euro. Se lo rivendessimo oggi, incasseremmo 1.466 euro. Nel frattempo, poi, avremmo ricevuto in pagamento cedole per un controvalore medio di 1.255 euro. Da questi dati emerge che il rendimento lordo effettivo in questi tredici anni è stato del 95%.

Alti e bassi per bond 100 anni

Chiaramente, anche il bond a 100 anni del Messico ha risentito delle mutate condizioni monetarie globali. A fine 2020, la sua quotazione superava il valore di 130, mentre in queste settimane viaggia sui minimi storici. Chi avesse rivenduto il titolo tre anni fa, avrebbe portato a casa una forte plusvalenza. D’altra parte, chi dovesse acquistare oggi, probabile che riuscirebbe nel giro di qualche anno a mettere a segno qualche guadagno soddisfacente, visto che i tassi di interesse dovrebbero scendere nel medio termine.

Tuttavia, bisogna fare i conti con il rischio di cambio.

Nei prossimi anni, il dollaro potrebbe indebolirsi contro l’euro, deprimendo il valore sia del capitale che delle cedole corrisposte periodicamente. E stiamo ragionando a parità di rischio sovrano, cioè senza tenere in considerazione una possibile evoluzione negativa per il debito pubblico del Messico.

[email protected]