Spread sopra 137 punti base, rendimento decennale italiano al 3,80%, Piazza Affari maglia nera alla fine della seduta di ieri con un calo dell’1,20% e bond a 100 anni dell’Austria che perde in una giornata poco meno del 5% della sua quotazione. Che cosa è successo? Il mercato ha così reagito all’attesa per il discorso del governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, che ieri ha parlato in pubblico sulla politica monetaria a partire dalle ore 18.30 ore italiane. I dati sull’inflazione negli Stati Uniti a febbraio si sono rivelati in lieve ripresa, mentre l’economia non accenna a rallentare.

L’indice maggiormente preso in considerazione dall’istituto segnalava una crescita tendenziale del 2,45% contro il 2,43% di gennaio. E sempre Powell ha ammesso che gli stessi dati sull’occupazione sono risultati superiori alle attese.

Taglio dei tassi più lontano?

Per questo, ha spiegato che l’inflazione, pur in calo, tenderà al target del 2% solamente dal 2025. Come dire, per quest’anno la lotta al carovita non sarebbe concluso. Ergo, il taglio dei tassi di interesse a giugno non sembra così scontato. Un quadro che contrasta con gli ennesimi record dell’oro, che nella seduta di ieri sono stati segnati prima a 2.273 e dopo a 2.283 dollari l’oncia. Il metallo sconta, invece, un taglio dei tassi vicino. Qualcuno sui mercati sta sbagliando i calcoli: o gli investitori in oro o gli obbligazionisti.

Timori per tassi BCE

Tornando al bond a 100 anni dell’Austria, è da tempo diventato il riferimento per cogliere i movimenti estremi nell’Eurozona per via della sua altissima duration. Scadenza 30 giugno 2120, offre cedola di appena lo 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC4). Ieri, la quotazione è scesa del 4,87%, passando da 47,24 a 44,94 centesimi. Una grossa botta, che riporta il titolo ai minimi del 21 febbraio scorso, cioè di quasi un mese e mezzo fa. La cedola effettiva (rapporto tasso/prezzo) sale così all’1,89%.

Sempre bassa, ma in ripresa.

Il timore dei mercati è che la Banca Centrale Europea stessa freni sul taglio dei tassi. A Francoforte si preferirebbe che fosse la Fed a compiere il primo passo per evitare un indebolimento del cambio euro-dollaro, già sceso a 1,075. Una moneta unica deprezzata spingerebbe in alto i costi delle importazioni, ultima cosa che servirebbe all’economia per riprendersi e che rischierebbe di rinfocolare l’inflazione.

Bond 100 anni ora più appetibile

Il bond a 100 anni austriaco era salito a dicembre fino a un massimo di 49,41 centesimi, segnando un’impennata superiore al 40% rispetto ai minimi toccati a inizio ottobre sotto i 35 centesimi. Questi crolli repentini rappresentano opportunità d’investimento assai allettanti, dato che movimenti estremi potranno aversi nelle prossime sedute in direzione contraria. In ogni caso, il mercato non potrà che prezzare il taglio dei tassi, pur eventualmente rinviato di qualche mese rispetto alle attuali aspettative per giugno. Vero è che abbia già incorporato nei prezzi un simile allentamento monetario, ma i passi indietro di queste ultime settimane hanno in parte disfatto il lavoro dei mesi scorsi, riportando i rendimenti su livelli più appetibili per i cassettisti e così anche le quotazioni per coloro che puntano sui bond lunghi per un investimento speculativo.

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