Il Tesoro colloca domani in asta titoli di stato per un importo minimo complessivo di 5,5 miliardi e massimo di 6,5 miliardi di euro. Trattasi della terza tranche del BTp 1 aprile 2027 con cedola 1,1% (ISIN: IT0005484552) e della nona tranche del BTp 1 giugno 2032 con cedola 0,95% (ISIN: IT0005466013). Rivolgiamo la nostra attenzione a quest’ultima.

Questo bond è una scadenza a 10 anni e, come potete notare, offre una cedola molto bassa. Ciò si deve al fatto che abbia debuttato sul mercato nell’ottobre scorso, quando le condizioni per l’emittente erano molto più favorevoli.

Tuttavia, quest’anno perde l’8% e ieri il BTp 2032 si comprava per meno di 90 centesimi, per l’esattezza a 89,57 centesimi. In altre parole, per un lotto minimo di 1.000 euro ne spenderemmo 895,70. Questo “maxi-sconto” sul prezzo innalza il rendimento sopra il 2,1%. Anzi, nel corso della seduta di ieri era arrivato a un massimo del 2,15%.

Asta BTp 2032, rendimento già interessante

In pratica, dall’inizio dell’anno il rendimento annuale è salito di circa lo 0,95%. Fa l’8,7% netto in più fino alla scadenza. Ma il rendimento del BTp 2032 è salito a livelli sufficienti? Al netto dell’imposizione fiscale, esso è attualmente in area 1,85%. Non benissimo. Dobbiamo togliere ancora lo 0,2% dell’imposta di bollo sul conto titoli. Ci frutterebbe 1,60-1,70% all’anno. Certamente è molto meglio che lasciare il denaro sul conto corrente ad ammuffire a zero interessi. Tuttavia, qui ci vincoleremmo per 10 anni, a meno che non volessimo rivendere il bond prima della scadenza, ma esponendoci al rischio di volatilità dei prezzi, ossia di perdere a causa di un capitale deprezzatosi.

Con un’inflazione italiana intorno al 6%, è evidente come il BTp 2032 non possa considerarsi un bond allettante. Il rendimento reale si aggira al momento al -4%. D’altra parte, nessuno finora prevede che gli attuali livelli d’inflazione restino invariati o anche solo simili a lungo termine. Vero è, però, che i rendimenti sovrani sembrano destinati a salire ulteriormente, per cui i prezzi cadranno ancora più in basso.

Magari l’asta di domani non sarà imperdibile per le famiglie, ma inizia ad essere molto più interessante di quelle passate da diversi anni a questa parte. Resta il rischio sovrano, che tendiamo a giudicare sostanzialmente pari a zero, ma che tale non è. Specie dopo pandemia e guerra, con un rialzo dei tassi BCE dagli effetti tutt’altro che scontati per l’economia e il debito dell’Italia.

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