Si è tenuta ieri l’asta mensile per l’emissione dei Buoni ordinari del Tesoro (BoT) annuali. Lo stato ha incassato 8 miliardi di euro, l’importo preventivato alla vigilia. La domanda è stata sostanzialmente stabile rispetto a luglio, ammontando a 1,32 volte l’offerta (a 1,33 nel mese scorso), cioè a 10,57 miliardi. I nuovi titoli di stato in circolazione scadranno in data 14 agosto 2024 e avranno come data di emissione il prossimo 14 agosto (ISIN: IT0005559817). La loro durata sarà di 366 giorni.

I BoT annuali sono stati collocati sul mercato ad un prezzo di aggiudicazione di 96,262 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo del 3,82%.

A luglio, il rendimento era stato del 3,947%. In quel caso, risultava essere salito ai massimi dal 2012. La discesa di ieri può essere interpretata come un primissimo segnale di inversione di tendenza. Certo, molto presto per trarne le conclusioni, le quali rischiano di essere affrettate.

Rendimento BoT annuali giù

Il rendimento dei BoT annuali è letteralmente esploso nell’ultimo anno e mezzo. Ad inizio 2022, l’asta esitava ancora il -0,44%. Da allora, la crescita è stata fino ad un massimo di circa il 4,4%. Naturale che ciò sia avvenuto. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse di 425 punti base o 4,25%. Nelle ultimissime settimane, i rendimenti sovrani in tutto l’Occidente sono saliti sul tratto lungo della curva e si sono stabilizzati su quello medio-breve. I mercati stanno scontando un costo del denaro stabile o solo in lieve crescita, a fronte di un’inflazione prolungata sopra i target delle banche centrali.

Questi sarebbero gli ultimi mesi in cui si potranno comprare BoT annuali all’asta a prezzi minimi e rendimenti ai massimi. Il rischio di entrare tardi sul mercato a breve termine esiste. Probabile persino che abbiamo perso la corsa migliore del treno. Tuttavia, considerate anche che un rendimento netto nell’ordine del 3,30% potrebbe non coprire l’inflazione italiana dei prossimi dodici mesi.

Solo se questa subirà un calo marcato nella seconda metà dell’anno, il rendimento netto reale potrebbe rivelarsi positivo. A luglio, la crescita dei prezzi in Italia è stata del 5,9%. L’ISTAT l’ha rivista ieri al ribasso dal 6% della stima preliminare.

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