Giovedì 27 gennaio, il Tesoro terrà un’asta per collocare sul mercato Buoni ordinari del Tesoro (BoT) a 6 mesi. L’importo offerto sarà di 5 miliardi di euro. I titoli andranno in scadenza in data 31 luglio 2023, per cui avranno una durata di 31 gennaio. La data di regolamento è stata fissata per il 31 gennaio. Ancora da attribuire il codice ISIN. La precedente offerta risale alla fine di novembre, dato che a dicembre l’asta fu cancellata, come di consueto, grazie all’abbondante liquidità disponibile per lo stato.

Due mesi fa, il prezzo esitato fu di 98,839 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo alla scadenza del 2,323%.

Stando all’andamento dei titoli con durata residua di 6 mesi sul mercato secondario, stavolta ci aspettiamo che l’asta BoT esiti un rendimento in area 2,50%. Esso equivarrebbe ad un prezzo intorno ai 98,75 centesimi. Questo significa che, per ogni 1.000 euro sottoscritti, l’investitore pagherebbe sui 987,50 centesimi. Il suo rendimento deriverebbe esclusivamente dalla differenza tra i 1.000 euro rimborsati a fine luglio e l’importo pagato alla fine di questo mese. I BoT, infatti, non staccano mai alcuna cedola.

Un rendimento del 2,50% merita qualche attenzione per un investimento appena semestrale. E’ vero che non aiuterebbe a combattere l’inflazione, attesa per quest’anno circa il doppio. Tuttavia, le alternative di pari durata sarebbero tutte peggiori. Se lasciassimo il nostro denaro parcheggiato in banca su un conto corrente, non otterremmo nulla. Se anche lo spostassimo su un conto deposito, quasi certamente non troveremmo alcuna offerta con tassi così alti per un vincolo di 6 mesi.

Asta BoT 6 mesi con rendimenti in rialzo

Dunque, chi acquista un BoT a 6 mesi non lo fa certo per massimizzare il rendimento del proprio portafoglio. Impiega liquidità giusto il tempo di trovare alla scadenza migliori opportunità d’investimento. Nello specifico, potremmo decidere di adocchiare l’asta BoT per sperare che i rendimenti nel frattempo salgano e magari culminino verso la fine di luglio, quando verosimilmente la stretta sui tassi della Banca Centrale Europea sarà giunta al termine.

Potrebbe benissimo accadere che i rendimenti tocchino il picco un po’ prima. A quel punto, ci converrebbe disinvestire per liberare liquidità da impiegare in maniera più fruttifera. Il costo dell’operazione sarebbe minimo, dato che i prezzi a ridosso delle scadenze si portano vicinissimi alla pari.

Un’altra ragione per sottoscrivere un BoT a 6 mesi consisterebbe nell’impossibilità di privarci della liquidità per un periodo più lungo. Non essendo il nostro obiettivo reale di investire nel medio termine, ci concentreremmo sul breve per portare a casa un rendimento minimo. L’alternativa sarebbe di lasciare che l’inflazione intacchi integralmente il nostro denaro.

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