Giovedì scorso, l’ISTAT ha pubblicato il dato sull’inflazione in Italia per il mese di dicembre. E’ risultato in lieve calo dall’11,8% di ottobre e novembre all’11,6%. I mercati hanno reagito positivamente alla notizia, perché conferma il calo in corso nell’Eurozona. Nei giorni precedenti, lo stesso trend si era osservato in Germania, Francia e Spagna, le altre principali economie dell’Area Euro. Ma il dato italiano offre pochissimi spunti positivi. Tra questi, abbiamo un’inflazione di fondo, cioè al netto della componente energetica e degli alimentari, al 3,8%.

Pur in forte rialzo dallo 0,8% del 2021, possiamo affermare che i prezzi siano ancora relativamente sotto controllo, scorporando le componenti più volatili legate al caro energia.

E il picco dell’inflazione anche in Italia sembra essere stato superato, ma ciò non toglie che la crescita tendenziale dei prezzi nel nostro Paese resti nettamente superiore sia alla media dell’Area Euro che delle altre principali economie. Nella media del 2022, l’ISTAT rileva un’inflazione in Italia dell’8,1%. E’ il dato più alto dal 1985, quando fu del 9,2%. Nel 2021, era stata dell’1,9%. Preoccupa che la discesa sia stata blanda, di appena due decimi di punto percentuale su base annuale. E rispetto a novembre, i prezzi hanno continuato a crescere dello 0,3%, pur rallentando dal +0,5% di novembre.

In altre parole, non ci siamo ancora per potere parlare di processo di disinflazione in corso. In Germania, ad esempio, l’inflazione a dicembre è scesa dal 10% all’8,6%. E l’indice dei prezzi al consumo ha segnato un calo dello 0,8% mensile. In Francia, giù dal 6,2% al 5,9% con prezzi in calo dello 0,1% mensile. Tonfo anche in Spagna dal 6,8% al 5,8%, sebbene qui i prezzi siano cresciuti mensilmente dello 0,3% contro il -0,1% di novembre.

Inflazione in Italia scende poco per l’energia

E’ accaduto che i prezzi dell’energia in Italia siano aumentati del 64,7% su base annua a dicembre, in lieve calo dal +67,6% di novembre.

Probabile che sul dato abbia inciso la riduzione del taglio delle accise decisa dal governo a inizio mese. Per gennaio, pur a fronte dell’azzeramento del taglio delle accise, il calo atteso delle bollette dovrebbe contenere ulteriormente l’inflazione. Ma il risultato per il momento resta insoddisfacente. Con un’inflazione in Italia così persistentemente alta, la nostra economia rischia di rosicchiare quel recupero di competitività conquistatosi nell’ultimo decennio all’interno dell’Area Euro.

Storicamente, il nostro Paese ha avuto una crescita dei prezzi più alta di Francia e Germania per via della maggiore dipendenza energetica e dell’importazione delle materie prime per la produzione. Una condizione di svantaggio che sembrava essere venuta meno con l’euro e, in particolare, dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008.

Infine, c’è da dire che, sulla base del dato sull’inflazione in Italia nell’intero 2022, la rivalutazione delle pensioni dovrà essere decisamente superiore al 7,3% provvisoriamente fissato dal Ministero di economia e finanze a novembre. Per lo stato, la necessità di reperire al più tardi per l’anno prossimo qualche miliardo di euro in più. I pensionati possono sorridere, mentre i conti pubblici no.

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