Ieri, c’è stata la prima emissione in asta di BoT a 12 mesi (ISIN: IT0005505075) dalla caduta del governo Draghi. Un appuntamento interessante per testare la reazione del mercato sul tratto breve della curva delle scadenze, sebbene a fine luglio già vi fosse stata l’emissione dei titoli semestrali. Il Tesoro ha offerto 7 miliardi di euro, registrando ordini per 9,58 miliardi. Pertanto, il rapporto di copertura si è attestato a 1,37, in lieve calo da 1,41 di luglio. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 98,997 centesimi, corrispondente a un rendimento lordo alla scadenza dello 0,994%.

La data di regolamento è stata fissata per giorno 12 agosto, mentre la scadenza per il 14 agosto 2023.

Ricordiamo che i BoT sono Buoni ordinari del Tesoro della durata massima di un anno e che non staccano alcuna cedola a favore degli obbligazionisti. il rendimento per loro è determinato dalla differenza tra il prezzo rimborsato alla scadenza (100) e quello di acquisto. A luglio, il rendimento lordo era stato dello 0,722%. A conti fatti, quanto il rendimento netto esitato all’asta BoT di ieri, pari allo 0,721%.

Asta BoT versus conti deposito agosto

Essendo titoli di stato a breve termine, si prestano ad essere confrontati con alternative relativamente sicure offerte dalle banche ai clienti. Parliamo essenzialmente dei conti deposito, su cui si trova la gran parte della liquidità dei risparmiatori italiani. Le migliori soluzioni di questo mese di agosto vedono i conti deposito con vincolo a 365 giorni offrire dal 2% lordo (1,48% netto) nel caso di Banca Aidexa. Seguono l’1,50% (1,11%) per le offerte di Cherry Bank e Vivi Banca.

Ne consegue che al momento i conti deposito starebbero battendo i BoT a 12 mesi. La risalita dei tassi d’interesse sui primi è stata visibile negli ultimi mesi, sebbene non stia ancora riguardando tutte le banche. L’ampia liquidità disponibile sta consentendo a molti istituti di lasciare i tassi invariati a favore della clientela.

Ma l’asta BoT conferma che i titoli di stato restano poco allettanti sul tratto breve della curva. A fronte di un’inflazione a luglio del 7,9% e con un carrello della spesa salito del 9,1%, cioè ai massimi dal 1984, rendono davvero pochissimo. Non resta che attendere un miglioramento (per i potenziali obbligazionisti) delle condizioni nei prossimi mesi.

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