Ci saranno altri due BTp in dollari nel calendario delle emissioni in programma del Tesoro. L’annuncio è arrivato a inizio settimana da parte del responsabile del debito pubblico, Davide Iacovoni. Serviranno a completare la curva delle scadenze in valuta americana. Ad oggi, in circolazione ve ne sono sette e in scadenza nel 2022, 2023, 2024, 2029, 2033, 2049 e 2051. Salta all’occhio come manchi un bond sul tratto medio-breve a 5 anni e uno sui 20 anni. Diciamo che dovremmo attenderci emissioni con scadenza rispettivamente nel 2026-’27 e 2042.

Quest’anno, il Tesoro di BTp in dollari ne ha emessi due a 3 e 30 anni. Il trentennale è stato riaperto a novembre. E concentriamoci proprio su quest’ultimo: scadenza 6 maggio 2051 e cedola 3,875% (ISIN: US465410CC03). Ieri, prezzava a un soffio da 109, mentre al termine della sua prima seduta sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana a maggio viaggiava poco sopra la pari, a 100,31.

BTp in dollari, forti guadagni da maggio

In questi sette mesi e mezzo, ha messo a segno un rialzo dell’8,6%. E non è l’unico guadagno realizzato dall’obbligazionista. Il cambio euro-dollaro si è indebolito del 6%, cioè la valuta americana si è rafforzata contro la moneta unica. E poi c’è stata la cedola. Immaginiamo di avere acquistato a inizio maggio un lotto minimo di 200.000 dollari. Al cambio di allora e tenuto conto della quotazione del BTp in dollari, avremmo speso 167.002 euro. Ieri, avremmo potuto rivendere il titolo a un prezzo molto superiore a quello di acquisto e al nuovo cambio inferiore a 1,13 avremmo incassato 192.918 euro di capitale.

Aggiungiamo anche la cedola di 6.860 euro incassata per questo frangente, ipotizzando di non avere convertito subito in euro la quota semestrale staccata a novembre. Il totale sale a quasi quota 200.000 euro, cioè a 199.779 euro. Rispetto al capitale investito, porteremmo a casa un guadagno del 19,6%. Al netto della tassazione, scenderemmo pur sempre al 17,15%. Chiaramente, questo è stato l’andamento passato e che non è per niente detto si replichi nel prossimo futuro.

In teoria, il dollaro dovrebbe indebolirsi nei prossimi anni, anche se nel breve trarrebbe ulteriore forza dalla divergenza monetaria crescente attesa tra Federal Reserve e BCE, con la prima ad alzare i tassi con forte anticipo sulla seconda. Ma va anche detto che il mercato abbia sostanzialmente già scontato tale scenario.

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