Lo Zambia fu il primo stato a dichiarare default in era Covid con il mancato pagamento relativo a un bond in dollari nel novembre del 2020. Da allora, altri due stati africani sono saltati sul piano finanziaria: il Ghana e, di recente, l’Etiopia. Il Kenya ci è arrivato vicino. Questa settimana, il presidente Hakainde Hichilema ha annunciato un accordo di ristrutturazione con un gruppo di creditori privati con un tweet su X:

Abbiamo fatto la storia

Bond Zambia oggetto di ristrutturazione

Il gruppo degli obbligazionisti comprende Amia Capital, Amundi Farallon, Greylock Capital Management e BlueBay Asset Management.

I bond in dollari dello Zambia oggetto dell’accordo sono tre per un controvalore di tre miliardi. Essi sono:

  1. scadenza 20 settembre 2022 con cedola 5,375% (ISIN: XS0828779504) per 750 milioni di dollari;
  2. scadenza 14 aprile 2024 con cedola 8,50% (ISIN: XS1056386714) per 1 miliardo di dollari;
  3. scadenza 30 luglio 2027 con cedola 8,97% (ISIN: XS1267081575) per 1,25 miliardi di dollari.

Ecco i termini dell’accordo

Questi bond dello Zambia saranno oggetto di “swap” o scambio con due Eurobond a capitale ammortizzato, sempre denominati in dollari Usa, per un controvalore nominale di 3,05 miliardi. Nel novembre scorso, un simile accordo era stato raggiunto con lo stesso gruppo di creditori privati. Allora, il controvalore nominale garantito era di 3,135 miliardi. C’è stata una leggera riduzione per venire incontro alle richieste del Common Framework del G20. In effetti, l’accordo, se sarà confermato, risulterà essere il primo siglato sotto il nuovo programma messo a punto in era Covid e che affianca quello già attivo da decenni del Club di Parigi. Esso consente di allargare la partecipazione ad altri grandi creditori come la Cina.

E proprio la Cina figura tra i principali creditori dello Zambia. A fronte di un debito estero stimato in almeno 17 miliardi di dollari, più di 4 miliardi sono le attuali esposizioni verso la Export-Import Bank of China.

Quattro mesi fa, Cina e Francia negarono l’assenso all’accordo, richiedendo maggiori sacrifici in capo agli obbligazionisti. Nel 2022, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) stanziò a favore del paese 1,3 miliardi di dollari e anche in quel caso in cambio di sacrifici, anzitutto, a carico del settore privato.

Confronto con clausole di novembre

In tutto, i titolari dei bond in dollari dello Zambia dovranno rinunciare a 840 milioni di dollari, più dei 700 milioni pattuiti a novembre. Tuttavia, uno dei due Eurobond di futura emissione contiene clausole potenzialmente più favorevoli agli obbligazionisti. Esse prevedono cedole più alte nel caso in cui lo Zambia segnali un miglioramento sul fronte della capacità di pagare i debiti, secondo gli indicatori della Banca Mondiale e rispetto alle proiezioni dell’FMI. Tra gli altri termini, la garanzia che altri creditori in futuro non riceveranno concessioni migliori di queste, in relazione al valore netto attuale. E la reintegrazione nelle perdite nel caso in cui lo Zambia andasse in default ancora una volta durante la fase di assistenza dell’FMI.

I bond dello Zambia hanno chiaramente rating “non investment grade”: Selective Default per S&P, CCC+ per Fitch e Ca per Moody’s. Il raggiungimento dell’accordo in sé non sblocca la situazione. In attesa del via libera di G20 e FMI, resta da vedere cosa faranno gli altri creditori. Nonostante il cambio si sia indebolito di un terzo rispetto al dollaro dal default, le partite correnti al terzo trimestre dello scorso anno esitavano ancora saldi negativi. E ciò grava sulle riserve valutarie, pari ad appena 3,31 miliardi, poco più di un decimo del Pil.

Bond Zambia su, mercato ottimista

Ma la notizia dell’accordo ha fatto segnare nuovi rialzi ai bond in dollari dello Zambia. La scadenza del 2027 saliva dell’1,62% ieri a 73,24 centesimi. Dai minimi toccati nello scorso autunno a 39 centesimi, guadagna quasi l’88%.

Segno che il mercato si mostri ottimista sia sull’accordo che sulla capacità del paese di onorare gli impegni futuri. In caso di esito positivo, sarebbe un successo per il Common Framework del G20. Lo schema sarebbe destinato a ripetersi per gli altri paesi andati in default negli anni recenti.

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