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Oggi: 07 Nov, 2025

Nuove sanzioni petrolifere alla Russia, ecco perché stavolta possono fare molto male

Le nuove sanzioni petrolifere contro la Russia possono fare male a Vladimir Putin in pochi mesi, ma anche l'Occidente rischia.
2 settimane fa
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Sanzioni petrolifere contro la Russia
Sanzioni petrolifere contro la Russia © Licenza Creative Commons

C’è un salto di qualità nelle ultime sanzioni petrolifere comminate da Unione Europea e Stati Uniti. Per Bruxelles si tratta del 19-esimo pacchetto da quando è iniziata la guerra tra Russia e Ucraina. I leader dei 27 stati comunitari sono soddisfatti per le misure adottate da Washington, perché questa volta possono fare male per davvero a Mosca. Il presidente Vladimir Putin le ha definite “un atto ostile”, ma aggiungendo che “non ci danneggeranno”. Gli ha risposto il presidente americano Donald Trump: “sono felice che la pensi così, vedremo tra sei mesi”.

Sanzioni petrolifere estese a Rosneft e Lukoil

Cosa prevedono queste nuove sanzioni petrolifere? Il divieto di acquisto di petrolio e gas è stato esteso a Rosneft e Lukoil, due colossi energetici russi che insieme fanno circa la metà della produzione di greggio nazionale.

Ed è stata presa di mira la cosiddetta “flotta fantasma”, il sistema che la Russia ha utilizzato in questi anni per aggirare l’embargo. La tecnica è nota come “ship-to-ship”: le navi cariche di petrolio partono dai porti russi e in aperto mare scaricano la materia prima su altre navi non direttamente riconducibili alla Federazione Russa.

In conseguenza delle nuove sanzioni petrolifere, la Cina ha sospeso le importazioni dalla Russia. E l’India starebbe facendo la stessa cosa da alcuni giorni. I due giganti asiatici temono di finire nel mirino della Casa Bianca. Per Mosca una cattiva notizia. E il Brent sale dell’8% nel giro di un paio di sedute, riportandosi sopra i 65 dollari al barile. Queste misure, infatti, ridurrebbero effettivamente l’offerta globale. Fino ad oggi, Rosneft e Lukoil erano stati esclusi dall’embargo per la paura dell’Europa di ritrovarsi a pagare il greggio a prezzi troppo alti. Ma le resistenze sono venute meno con l’atteggiamento del Cremlino che si è beffato anche della Casa Bianca, fingendo di trattare su Kiev.

Cina e India hanno tenuto a galla Mosca

Prima della guerra la Russia esportava 2,2 milioni di barili al giorno di petrolio raffinato e 1,2 milioni di barili al giorno di greggio nell’Unione Europea, incidendo per il 27% dell’import complessivo. Riforniva l’UE anche per il 45% del gas acquistato dall’estero. In questi mesi, tuttavia, le percentuali risultano crollate rispettivamente sotto il 3% e al 13%. Le importazioni di gas sono passate da 150 miliardi di metri cubi del 2021 a 52 miliardi nel 2024.

In parte l’efficacia delle sanzioni petrolifere è stata affievolita proprio da Cina e India. Pechino ha incrementato le importazioni di petrolio dalla Russia di quasi 600.000 barili al giorno tra il 2021 e oggi. Attualmente, la Russia esporta 2 milioni di barili al giorno verso la Cina e 1,6 milioni verso l’India. Si tratta nel complesso di gran parte degli oltre 5 milioni di barili al giorno di esportazioni complessive. Senza le due alleate, Putin rischia di dover alzare bandiera bianca nel giro di pochi mesi.

Russia dipendente da entrate di petrolio e gas

Le sanzioni petrolifere, se efficaci, farebbero svanire parte delle entrate fiscali.

Petrolio e gas incidono per un quarto del bilancio statale e già risultano in calo al 30 settembre scorso del 20,5% rispetto ai primi nove mesi del 2024. Anche se la Russia ha avuto un deficit contenuto all’1,70% del Pil lo scorso anno, ricordiamo che è tagliata fuori dai mercati internazionali, per cui non riesce facilmente a rifinanziarsi, se non eventualmente attraverso prestiti bilaterali.

L’inflazione a settembre era ancora all’8% contro tassi di interesse al 17%. In teoria, il costo del denaro così alto dovrebbe azzerare la crescita dei prezzi al consumo. Ciò non accade per il semplice fatto che i capitali stranieri non entrano per l’embargo occidentale. Se le nuove sanzioni petrolifere si rivelassero dannose, il rublo perderebbe forza contro le altre valute e l’inflazione tornerebbe a salire, costringendo la Banca di Russia a rialzare i tassi e a mandare l’economia in recessione.

Sanzioni petrolifere volta buona per mettere Putin nell’angolo?

Ed è proprio questo che Europa e Stati Uniti stanno cercando di ottenere. Solo se Putin teme pesanti ripercussioni alla sua economia, può sedersi seriamente al tavolo delle trattative sull’Ucraina. I rischi non mancano neppure per noi. Il rialzo dei prezzi del Brent è una cattiva notizia per imprese e consumatori. L’energia può rincarare nuovamente. La speranza è che l’OPEC a guida saudita accetti di compensare la minore produzione russa per stabilizzare le quotazioni internazionali.

Finora Trump, amico stretto del principe Mohammed bin Salman, è riuscito ad ottenere un calmieramento dei prezzi. La sua idea resta di provocare un temporaneo collasso con il duplice obiettivo di disinflazionare l’economia americana (ed europea) e mandare in crisi l’economia russa, potendo trattare con Putin da una posizione di maggiore forza. Che sia la volta buona con le nuove sanzioni petrolifere?

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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