Continua l’allarme per il vaiolo delle scimmie, il virus che secondo l’organizzazione mondiale della sanità ha raggiunto i 92 casi confermati e 28 sospetti in 12 paesi dove è presente tra cui Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Anche in Italia sono stati confermati i primi casi, anche se l’OMS ha comunicato di essere al lavoro per studiare l’entità e la causa dei focolai segnalati e che la situazione è in continua evoluzione.

Virus vaiolo delle scimmie, situazione in evoluzione: chi rischia maggiormente di infettarsi

L’OMs ha anche segnalato che i soggetti a maggior rischio, sono “stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Nella giornata di ieri, si è anche riunito lo Strategic&technical advisory group on infectious hazards with pandemic and epidemic potential (STAG-IH) per fare il punto della situazione e capire dove sono i focolai, anche se sembra assodato che la malattia si diffonde molto meno rispetto al Covid-19.

L’OMS invita comunque la popolazione a rimanere informata su presunti focolai nella propria comunità e sui sintomi. In particolare, il vaiolo delle scimmie si diffonde con il contatto ravvicinato e quindi le persone che rischiano di più sono quelle che interagiscono da vicino con qualcuno che si è infettato, inclusi membri della famiglia, partner sessuali e operatori sanitari.

Le parole di Massimo Galli

Secondo il professor Massimo Galli, ex direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, in merito ai casi trovati in Italia e in particolare ai soggetti ricoverati allo Spallanzani, non è il caso di fasciarsi la testa. All’Adnkronos ha detto:

“Ci troviamo davanti a un virus che non sembra avere le caratteristiche per mettere in piedi un’epidemia in ambito umano. Si tratta di un virus a Dna, stabile rispetto a quelli a Rna, che somiglia a quello del vaiolo ma è tutta un’altra storia.

E soprattutto questo patogeno non si è evoluto nella nostra specie, e nemmeno nelle scimmie a dire il vero. Per quello che sappiamo al momento: viene direttamente dal mondo animale, crea un certo numero di infezioni, poi si autolimita”.

Intanto, ricordiamo che tra i sintomi a cui fare attenzione, vengono segnalati dolori muscolari, febbre e lesioni e pustole sulla pelle, il segno tangibile della malattia.