Cambiamenti ineluttabili per Opzione Donna. Il Governo Meloni ha fatto la sua scelta, non ci sono più i fondi per sostenerla, ed ecco il motivo della modifica. Secondo l’ex ministro del lavoro, Andrea Orlando, è assurdo che siano stati trovati 50 milioni di euro per permettere al decreto di non essere modificato. Ma tant’è… Con i requisiti modificati, si stima che saranno tantissime le lavoratrici tagliate fuori.

Opzione Donna, polemiche sui cambiamenti apportati?

La disparità tra uomo e donna nell’ambiente del lavoro, compreso il sistema pensionistico, sarà acuita dal forte passo indietro fatto su Opzione Donna.

Ne è sicuro Orlando, il quale trova davvero incredibile che non si sia riusciti a racimolare i fondi necessari per permettere che la norma continuasse a sopravvivere così com’era. Su Twitter, l’ex ministro lancia una pesante frecciata al nuovo Governo, asserendo di non credere che i fondi siano davvero insufficienti: “le risorse ingenti per salvare le società di calcio si sono trovate”, scrive infatti sul social. Modificati quindi i requisiti di accesso, ma c’è anche una nuova clausola di detrazione degli anni per ogni figlio.

Come se non bastasse, è stata aggiunta anche una limitazione per chi si prende cura di familiari disabili. Con questa modifica, il sistema pensionistico pensato per riequilibrare le disparità tra uomini e donne, ne risulta pesantemente compromesso. Opzione Donna permetteva, fino allo scorso anno, alle lavoratrici dipendenti di andare in pensione a 58 anni, e alle lavoratrici autonome a 59 anni, a patto che entrambe avessero raggiunti 35 anni di contributi al termine dell’anno. Ora le cose cambiano, e il ministro Orlando non ci sta. Egli stesso, lo scorso anno, aveva rassicurato  gli interessati confermando la proroga. Alla fine, la proroga su Opzione Donna c’è stata, ma il nuovo Governo ha inserito una serie di modifiche che in pratica la rendono completamente diversa da quel che era.

Quali sono i cambiamenti più sostanziali?

L’anzianità contributiva deve essere pari o superiore a 35 anni, mentre l’età da raggiungere per andare in pensione ora è di anni 60 entro il 31 dicembre 2022. C’è la riduzione di un anno per ogni figlio nel limite massimo di 2 anni. Rientrano nei requisiti di Opzione Donna poi le caregiver (persone che si prendono cura di disabili), le invalide civili con percentuale di invalidità di almeno il 74%, e lavoratrici di aziende in liquidazione. A destare maggiore perplessità è proprio quest’ultimo punto, ossia quello di dover essere caregiver di disabili o invalidi civili.

Se a un primo sguardo, si potrebbe dire che è positivo il fatto che le lavoratrici autonome vengano equiparate a quelle dipendenti, è altrettanto vero che le stime ora parlano di una platea enormemente ristretta. Infatti, secondo le analisi saranno dalle 800 alle 3000 coloro che potranno usufruire di Opzione Donna nel 2023. Una stima inquietante se si considera che invece lo scorso anno sono state ben 20.681 le lavoratrici che hanno potuto anticipare la loro pensione.