Il concetto di vecchiaia sta cambiando. Benché l’età anagrafica sia soggettiva per definire tale concetto (ma fino a un certo punto), ora anche la scienza sta rivedendo le cose per dimostrarci coi fatti che ora si diventa vecchi molto dopo rispetto al passato. A spingere verso una revisione della cosa c’è anche la SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), la quale ha proposto di aggiornare i dati.

Quando si diventa vecchi?

A che età inizia la vecchiaia è una domanda che potrebbe non avere molto senso.

C’è da considerare tanti fattori, innanzitutto la salute e il benessere fisico della persona. Naturalmente, quando si fanno ricerche di questo tipo, ciò che viene preso in esame è la media generale di una popolazione, e in questo caso parliamo probabilmente di popolazione mondiale. L’idea però, almeno per il nostro paese, è quella di rivedere il concetto di vecchiaia anche per altri fini. E qui gli italiani iniziano a tremare sulle loro sedie. La domanda, infatti, nasce spontanea: se non siamo più vecchio intorno ai 65 anni, vorrà forse dire che dovremo continuare a lavorare anche dopo aver superato tale età? L’innalzamento dell’età pensionabile è un tema che ogni tanto viene dibattuto, non solo nel nostro paese, e gli ultimi cambiamenti alla riforma pensioni 2024 sono una preoccupazione di tutti gli italiani.

Se però è la scienza a parlare, allora accettiamo (malvolentieri) la cosa e passiamo oltre. In questo caso, come dicevamo, la SIGG ha messo in chiaro le cose, affermando che il concetto di anzianità va rivisto:

“Un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa e un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980. I dati demografici dicono che in Italia l’aspettativa di vita è aumentata di circa 20 anni rispetto alla prima decade del 1900. Non solo, larga parte della popolazione tra i 60 e i 75 anni è in ottima forma e priva di malattie per l’effetto ritardato dello sviluppo di malattie e dell’età di morte”.

Vecchiaia, ora inizia a 75 anni

Insomma, il concetto è chiaro ed è anche comprensibile dove un giorno anche la nostra politica potrà andar a parare.

Per quel che riguarda l’economia, dallo studio condotto dal Silver Economy Network con la collaborazione di Assolombarda e Lattanzio KIBS, emerge che oggi i “senior” generano oltre 184 miliardi di euro in termini di consumi, pari a circa un quarto della spesa delle famiglie italiane. Se si considera la popolazione “over 50” il reddito complessivamente generato è pari a 461,8 miliardi di euro, con un’incidenza sul PIL nazionale del 27,5%. SIGC insiste poi sul concetto di anzianità e su quanto sia fuoriluogo oggi considerare un 65enne già anziano. A sostegno delle sue tesi si cita uno studio presentato alla London School of Economics. L’indagine è stata condotta intervistando 12 mila over 65 facenti parte di diverse nazioni:

“Due ultrasessantacinquenni italiani su tre dichiarano di non sentirsi affatto ‘anziani’. Quattro su dieci pensano che la vecchiaia inizi davvero solo dopo gli ottant’anni: incoscienza giovanilistica di una generazione, o visione realistica di una terza età che non ha più i capelli grigi? Considerare anziano un 65enne oggi è anacronistico: a questa età moltissimi stanno fisicamente e psicologicamente bene. Sono nelle condizioni in cui poteva trovarsi un 55enne una quarantina d’anni fa. Per questo affermano di non sentirsi vecchi: non lo sono e se hanno qualche piccolo acciacco lo tollerano senza troppi drammi. Anche una ricerca dell’Università svedese di Goteborg ha dimostrato che i 70enni di oggi sono più ‘svegli’ dei loro coetanei di 30 anni fa: ai test cognitivi e di intelligenza ottengono risultati migliori, probabilmente perché sono più colti, più attivi e meglio curati rispetto al passato.”

I punti chiave…

  • il concetto di anzianità sta cambiando, si alza l’età per stabilire quando si diventa vecchi;
  • le aspettative di vita sono di circa 20 anni in più rispetto a inizio del 900 in Italia;
  • oggi la scienza stabilisce che in media si diventa anziani a 75 anni.