Brutte notizie in merito alla variante Omicron, che anche in Italia avrebbe ormai raggiunto il 30% di prevalenza. Questo significa che a gennaio sarà la variante prevalente in tutto il paese e bisogna aspettarsi un nuovo boom di contagi.
Variante Omicron al 30% in Italia, a gennaio boom di contagi
Secondo la survey del ministero della Salute, ormai la nuova variante sudafricana, è esplosa. Rispetto a solo due settimane fa, quando rappresentava lo 0.3% dei contagi, ora è già arrivata al 28-30% e questo significa che già i primi di gennaio sarà praticamente dominante.
In regioni come la Lombardia, la nuova variante supera il 30% e ha già provocato vari focolai, così come in Toscana, dove i casi sono saliti a quasi 200 in tre giorni. La variante sta correndo anche in Emilia Romagna e in Lazio. Secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri:“I numeri, come osservato nel Regno Unito, sono maggiori rispetto a quelli che indicherà la flash survey dell’Istituto superiore di sanità. Il dato che avremo sarà quindi retrodatato rispetto alla situazione che abbiamo e avremo bisogno di più indagini consequenziali per avere una reale previsione dell’andamento dell’epidemia”.
Cosa sappiamo sui sintomi, incubazione e come riconoscerla
L’unico modo per scoprire se si è stati contagiati dalla variante Omicron è fare il sequenziamento, difficile infatti basarsi sui sintomi anche se secondo Tim Spector, docente di Epidemiologia Genetica al King’s College di Londra, i sintomi della variante Delta e della Omicron sono molto simili: naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, raffreddore e mal di gola.
Come ha fatto sapere Angelique Coetzee, presidente della South African Medical Association: “Nei casi Omicron i livelli di ossigeno restano normali, ci potrebbe essere un leggero aumento della frequenza cardiaca, non si perde l’olfatto e la gola è secca”. Altri sintomi di Omicron che sono stati accertati sono congestione nasale e mal di schiena, sembra insomma, che dia sintomi più lievi e simili all’influenza. Gli scienziati, però, stanno ancora studiando se la sintomatologia dipende dal fatto che alcune persone infettate erano vaccinate. Anche in merito all’incubazione, si parla di 3 giorni dopo l’esposizione rispetto ai quattro-sei giorni riferiti per la variante Delta.
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