Non bastavano solo il covid-19 o il virus West Nile a far paura. Da ormai vari mesi anche il vaiolo delle scimmie è entrato prepotentemente nel linguaggio comune e occupa le prime pagine dei giornali che spiegano sintomi, come ci si contagia e i rischi. All’inizio sembrava uno di quei virus lontani anni luce dalla nostra quotidianità. In seguito le notizie che sono iniziate a circolare qualche mese fa hanno confermato che si trattava di una vera e propria emergenza mondiale.

Apri qualsiasi quotidiano e leggi che bisogna fare attenzione agli eventi affollati e ora anche alla trasmissione attraverso vestiti e lenzuola contaminate. E così già provati dalle restrizioni covid e quella bramosa voglia di tornare alla normalità, è arrivato anche il Monkeypox a darci filo da torcere. Mancava anche questo viene da dire.

Vaiolo delle scimmie, trasmissione anche tramite lenzuola e vestiti contaminati

Sicuramente non ha la stessa portata del coronavirus ma fa paura. Per adesso in Italia sono 714 i casi confermati, un italiano è anche morto a Cuba a causa del vaiolo delle scimmie e un altro 31enne italiano si è accorto di essersi contagiato dopo un viaggio in Marocco avvenuto due mesi fa. L’Istituto Superiore di Sanità ha confermato che rispetto al virus della famiglia del vaiolo (Poxviridae) si differenzia per la minore trasmissibilità. Nonostante tutto, solo da maggio sono stati confermati almeno 70mila casi in Europa.

Un numero in forte crescita, che sembra interessare sopratutto maschi tra i 18 e i 50 anni, che fanno parte della categoria Msm (men who have sex with men). Dall’inizio è sempre stata la trasmissione sessuale riferita a uomini che hanno rapporti con altri uomini la più quotata. Poi l’ISS ha riferito che sono possibili anche altre vie e non solo tra chi ha partner sessuali multipli. Il contagio avviene tramite contatto lesioni cutanee, oggetti contaminati come vestiti o lenzuola o un lungo contatto ravvicinato faccia a faccia.

I sintomi a cui fare attenzione

Chiari anche i sintomi: febbre, cefalea, dolori muscolari, stanchezza, linfonodi ingrossati e soprattutto quelli che si confermano come i segni distintivi di questo virus: vescicole, pustole e piccole croste che non sempre è facile riconoscere. Alcune foto pubblicate da riviste internazionali riescono a rendere meglio l’idea. In questo modo si può o meno sospettare il contagio.

La malattia si risolve spontaneamente in 2-4 settimane. Il decorso è spesso benigno ma alcune categorie, come bambini piccoli, donne in gravidanza o persone immunosoppresse possono presentare sintomi più gravi. La buona notizia, se così vogliamo chiamarla, è che le persone vaccinate contro il vaiolo, vaccinazione abolita nel 1981 tra l’altro, siano a minor rischio infezione. Il vaccino è infatti offerto a quelle categorie di persone più a rischio. Si parla di personale di laboratorio più esposto e uomini che hanno rapporti sessuali con uomini.

Di recente, aveva fatto scalpore la notizia di un ragazzo inglese che si era contagiato dopo aver partecipato a vari eventi affollati ma senza aver avuto rapporti sessuali. Una notizia che apre a nuovi scenari sulla modalità di contagio e domande che aspettano di trovare una risposta.