Non bastavano l’alta volatilità dei prezzi, né gli attacchi informatici degli hacker. Il mondo delle “criptovalute” è in subbuglio in queste ore dopo la scomparsa di due fratelli sudafricani, che si presume abbiano organizzato una truffa in piena regola con i Bitcoin. I due giovani ventenni Raees e Amer Cajee risultano irreperibili da giorni. Peccato che il primo fosse il CEO di Africrypt, una società di investimento in possesso di 69.000 Bitcoin dei clienti. Ai prezzi di mercato attuali, varrebbero sui 2,3 miliardi di dollari.
E proprio in aprile, Africrypt inviò un’email ai clienti per informarli che la società era stata oggetto di un attacco di hacker. E li si invitava a non informare gli avvocati o la polizia, in quanto ciò avrebbe reso più complicato il ritrovamento dei Bitcoin rubati. Alcuni clienti si sono insospettiti da questa richiesta a dir poco singolare e hanno informato le autorità. Nei giorni scorsi, i due fratelli sono stati contattati più volte anche al cellulare, ma sono risultati irreperibili.
Ed è così che sono partite le ricerche, affidate ai “Falchi” (“Hawks”), una squadra speciale della polizia sudafricana. Tuttavia, pare che formalmente le autorità non possano aprire alcuna indagine sull’accaduto, dato che per legge i Bitcoin non sono riconosciuti asset finanziari. Una beffa per i malcapitati clienti, alcuni dei quali sono arrivati ad investire nel progetto anche più di 1 milione di dollari. Africrypt era nata solamente nel 2019 e Raees, appena ventenne oggi, dichiarò al tempo di avere sentito parlare di Bitcoin per la prima volta nel 2009, quando aveva solamente 8 anni.
Non è certamente il primo caso di truffa con i Bitcoin nel mondo, né nello stesso Sudafrica. Solamente l’anno scorso, qualcosa di simile accadde con Mirror Trading International, una società d’investimento con 23.000 Bitcoin a bilancio.