L’allerta terrorismo in Europa e la situazione in Medio Oriente ha portato l’Europa a blindare i confini. Dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas e l’attentato a Bruxelles, l’Italia, ma anche altri paesi, hanno deciso di ripristinare i controlli alla frontiera e di notificare alla Commissione europea la sospensione della libera circolazione prevista dal trattato di Schengen. L’Italia, ad esempio, ha deciso di ripristinare i controlli al confine con la Slovenia poiché le misure attualmente previste non sono adeguate a garantire la sicurezza necessaria in questo momento molto delicato.

Il nostro paese ha deciso di potenziare anche i controlli ai confini con Austria e Svizzera, soprattutto in merito alla sorveglianza dei flussi migratori. Il terrorismo e l’afflusso massiccio di richiedenti asilo è infatti tra le minacce gravi.

Trattato Schengen sospeso: chi ha ripristinato i controlli alle frontiere e cosa cambia per i viaggi

Non solo l’Italia è tra i paesi che ha deciso di ripristinare i confini ma anche la Slovenia, l’Austria, la Germania, la Francia, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia.
Ricordiamo che lo spazio Schengen garantisce la libera circolazione delle persone grazie all’abolizione delle frontiere interne e con un sistema unico di procedure sui soggiorni brevi, visti e controlli. L’area di libera circolazione è entrata in vigore prima del 1985 per Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Poi nel 1990 ha aderito anche l’Italia alla Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen, con l’ufficiale entrata in vigore dal 1995. Ad oggi sono 27 i paesi che fanno parte dell’area Schengen, l’ultimo arrivato è la Croazia.

Quando si possono ripristinare

I controlli alle frontiere si possono ripristinare in caso di grave minaccia per l’ordine pubblico. Il paese che vuole ripristinare i controlli deve comunicarlo alla Commissione e agli altri paesi un mese prima del ripristino o prima ma solo in determinati casi.

I controlli alla frontiera possono essere ripristinati fino a due mesi per eventi che prevedono delle azioni immediate o fino a sei mesi per altri tipi di eventi come convegni etc. Il ripristino dei confini era già avvenuto tra il 2020 e il 2022 durante la pandemia di covid-19. Di fatto, con il ritorno dei controlli alle frontiere che cosa cambia per chi viaggia?

Per cittadini italiani, al momento, il ripristino riguarda il confine con la Slovenia, quindi una volta al confine potrebbero essere chiesti i documenti. Questi controlli partiranno dal 21 ottobre per 10 giorni ma prorogabili in base alle minacce e per non impattare troppo sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci. In genere, quindi, chi viaggia e deve superare i confini nei paesi che hanno deciso di riattivarli, potrebbe dover mostrare i documenti ed essere fermato. Di fatto, non si escludono più file alle frontiere; nel caso dell’Italia ai confini con la Slovenia.
Una nota della Presidenza del Consiglio spiega i motivi di tale decisione:

“Il quadro è ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra. Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.

Nel frattempo il Governo ha prorogato di 6 mesi lo stato di emergenza, a causa dell’aumento di flussi di persone in ingresso sul territorio nazionale. In ballo c’è anche il piano antiterrorismo italiano, per far fronte alle minacce.

Riassumendo

  • L’allerta terrorismo in Europa ha portato l’Italia e altri paesi a ripristinare i controlli alle frontiere e la sospensione del trattato di Schengen
  • Ecco quali sono le conseguenze e cosa cambia per chi viaggia
  • Il governo ha anche prorogato lo stato di emergenza.