Si parla ormai da giorni della terza dose di vaccino. Dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato che da settembre inizieranno a somministrare la terza dose, e dopo Israele, dove la somministrazione della terza dose è già arrivata agli over 50, anche in Italia l’ipotesi terza dose sta diventando concreta. Ad oggi non ci sono ancora date, anche se i rumors parlano di ottobre/novembre come periodo di avvio per la terza dose e solo per soggetti fragili e immunodepressi.

Perché l’Oms si oppone alla terza dose di vaccino

A rigirare le carte in tavola però, è giunto l’OMS secondo cui: “Al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose”.

A dirlo è stato Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms, secondo cui la priorità è aumentare la copertura vaccinale in quei paesi dove ancora è molto bassa. L’esperta ha sottolineato: “Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti”.

Vaccini anche nei paesi poveri

Secondo Bruce Aylward, esperto dell’Oms, i vaccini ci sono per tutti ma non vanno nel posto giusto e al momento giusto: “Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione
Le parole dell’OMS sono giunte dopo l’annuncio di Biden, secondo cui dal 20 settembre si partirà con la terza dose per gli adulti. Il motivo va ricercato nei dati che hanno confermato l’abbassamento dell’efficacia del vaccino dopo alcuni mesi.

Secondo l’OMS, infatti, il 90% delle fiale sono state acquistate dai paesi ricchi. Covax, organizzazione che dovrebbe permettere ai Paesi in via di sviluppo di ottenere i vaccini, ha pagato le dosi di Pfizer in media 5 volte di più costo di produzione, senza contare le difficoltà avute nel trovare dosi disponibili, proprio perché paesi ricchi hanno acquistato la maggior parte delle dosi.

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