Importante decisione da parte degli USA, arrivano i supercarri Tank Abrams, storici carrarmati che hanno esordito in battaglia nel 1991. Gli Stati Uniti hanno deciso di inviarli in Ucraina per aiutare la resistenza a far fronte all’invasione russa. Come la prenderà Putin? Senza dubbio non bene, visto che la nomea di queste armi in movimenti è altissima e si dice possano cambiare le sorti della guerra.

Supercarri Tank Abrams, perché sarebbero così decisivi?

Hanno esordito durante la Guerra del Golfo e si dice siano i più potenti carri armati al mondo.

Sono infatti capaci di resistere ad attacchi nucleari, biologici e chimici. Insomma, nulla li ferma e ora Zelensky potrà avvalersi di queste corazze indistruttibili per far fronte all’attacco russo. Non sappiamo ancora se il Pentagono deciderà di inviare a Kiev la versione più aggiornata dei Tank Abrams o quella precedente, sta di fatto che entrambe sanno fare molto male al nemico. La prima versione, denominata M1A1, è pesante 62 tonnellate ed è dotata di motore a reazione diretta.

Nel suo equipaggiamento si contano un cannone da 120 millimetri, capace di distruggere un edificio a quasi quattro chilometri di distanza, e raggiungono una velocità di 70 km all’ora. Il fiore all’occhiello però è la corazza, la quale è fatta di uranio impoverito ed è capace di resistere a tutto, anche ai proiettili Heat, quelli prodotti proprio per distruggere i carri armati. Come già anticipato, però, sono famosi soprattutto per essere capaci di resistere anche ad attacchi nucleari. Con questi mezzi quindi i soldati possono muoversi via terra senza rischi e pericolo, senza dover quindi attendere prima l’intervento delle forze aeree per avvicinarsi al bersaglio.

L’esito della guerra in Ucraina, uno scenario spaventoso

Gli ucraini si preparano ad accogliere questo bel regalo targato a stelle e strisce. L’esercito americano ad oggi dispone di circa 4.400 Abrams, mentre la marina ne ha in dotazione 400.

Non è la prima volta che gli USA esportano i supercarri Tank Abrams in altri paesi. In Iraq sono ad esempio stati inviati per permettere agli iracheni di combattere l’Isis, mentre i sauditi li hanno ricevuti per combattere la guerra civile in Yemen. Insomma, quando si tratta di guerra gli americani sanno usare al massimo il detto cinese: non ti diamo il pesce, ma ti offriamo i mezzi per pescare.

In questo caso, ossia quando decide di non intervenire sul campo, il Pentagono si dimostra perfetto esempio di questa metafora: non combattiamo la tua guerra, ma ti diamo le armi per combatterla. Come la prenderà Putin? Non bene, questo è poco ma sicuro. La minaccia del nucleare potrebbe essere ora ancora più forte dopo questa scelta, e sappiamo quando l’orologio dell’apocalisse ci stia avvertendo in questo senso. A quanto pare, le parole degli scienziati continuano ad essere inascoltate. Un male per tutti.