La favoletta è finita, Giorgia Meloni ammette l’esborso non indifferente della manovra e pensa alle imprese edilizie. Insomma, il superbonus è costato davvero 2000 euro a ogni italiano, anche quelli appena nati. Ricordate il discorso sul debito pubblico? Quello in cui si diceva che, appena un bambino nasce, ha già un grande debito economico che dovrà saldare con le tasse nel corso della sua vita? Ecco, ci risiamo.

Superbonus, urge nuova manovra

Le cose vanno cambiate, e la Meloni usa la sua consueta rubrica social “Gli appunti di Giorgia” per spiegare e motivare l’intervento del Governo sui bonus edilizi, vera nota dolente degli ultimi giorni, tanto da richiedere l’intervento del cavaliere Berlusconi, stavolta paladino della neo premier.

“Se lasciassimo il superbonus così com’è, non avremmo i soldi per fare la finanziaria”. Parole e musica di Giorgia Meloni. Come detto, il leader di Forza Italia la difende affermando che si è trattato di un intervento giustificato, se non addirittura inevitabile per il bilancio dello stato, il quale avrebbe rischiato il default.

Come detto, ora occorre trovare una nuova soluzione per l’edilizia, visto il rischio che corrono le imprese. Evitare il tracollo delle aziende è l’obiettivo che Palazzo Chigi si propone per questa settimana, visto che in calendario c’è già l’incontro con alcuni rappresentanti del settore. L’obiettivo è quello di evitare un altro scontro interno come nel caso delle accise. Ma come risolvere la questione? Che il superbonus fosse un’arma a doppio taglio lo sapevamo tutti, e lo stesso premier ce lo ricorda nel suo video social: “Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato o a chi una casa non ce l’ha. Non era gratuito, il debitore è il contribuente italiano”. Il motivo? Era scritto male. E in questo, la Meloni era d’accordo con Draghi.

In trattativa con le banche

Come alleggerire gli italiani dal credito del superbonus? Il Governo sembra avere la strategia per risolvere la questione senza aggiungere ulteriori pesi alla vicenda. Le banche sono l’elemento chiave. Due le possibili strade che il governo potrebbe percorrere per permettere agli istituti di assorbire i crediti che tutti si rifiutano di prendere. La prima soluzione è quella della cartolarizzazione. La seconda riguarda le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca. Più facile quest’ultima, secondo gli esperti. Quale che sarà la strategia finale, per Giorgia Meloni l’obiettivo è chiaro:

“Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito”.

Chiaro dunque il piano, almeno quanto la spesa che questo superbonus sta costando agli italiani. Le stime erano di 110 miliardi, ma al momento ci sono stati già 37,7 miliardi in più rispetto alle previsioni. Secondo le analisi, sta generando 3 miliardi di crediti al mese. Urge di un intervento immediato se si vuole salvare la finanziaria.