Dal 16 febbraio scorso era stato interrotto lo sconto in fattura da parte delle imprese, ma ora il Governo fa marcia indietro sul Superbonus 110 e corregge il tiro. Con il maxiemendamento si lavora alla proroga al fine di riaprire il termine relativo ai bonus edilizi, così da poter effettuare lavori con la cessione del credito alle imprese.

Superbonus 110, c’è la proroga per gli sconti

Di quanto sarà prorogato il termine? Non c’è al momento una data in merito. Confedilizia chiede una proroga fino ad aprile, ma voci di corridoio fanno ipotizzare un prolungamento degli sconti in fattura di 30-45 giorni.

Come al solito, ci si mette di mezzo la burocrazia. Per ragioni tecniche, infatti, l’attuale decreto non può essere realmente ritoccato, cosa che rende quindi il termine del 16 febbraio ancora valido. Per correggere la situazione servirà quindi stilare un nuovo decreto. L’alternativa, da parte del Governo, sarebbe quella di garantire che il prolungamento sarà effettivamente approvato e reso intoccabile, al fine di rassicurare il mercato dell’edilizia.

La proroga degli sconti in fattura però non è l’unico nodo relativo al maxiemendamento del superbonus 110. Ecco gli altri quesiti da risolvere:

  • salvaguardia del sismabonus;
  • tutela di incapienti e dei percettori di redditi bassi fino un utilizzo selettivo dell’F24.

Su quest’ultimo punto è intervenuto anche Enrico Zanetti, ex sottosegretario all’Economia e oggi consigliere del ministro Giorgetti, il quale ha dichiarato:

“Può essere molto utile la proposta di estensione anche agli F24 dei correntisti chiusi con un saldo a debito da versare allo Stato. Le banche alle quali gli F24 vengono canalizzati potrebbero usare i crediti di imposta che hanno comprato per compensare quel saldo da pagare”.

Lo snodo sui crediti incagliati

Dalle parole di Zanetti, si evince che uno dei punti chiave è proprio la questione dei crediti. La manovra sugli F24 potrebbe sbrogliarla ma, aggiunge Zanetti: “legittimamente questa misura potrebbe essere introdotta solo a favore di quelle banche che precedentemente abbiano assorbito davvero, in concreto con acquisti e non solo con impegni di acquisto, una porzione veramente rilevante della propria capacità fiscale potenziale”.

Tale qualità, ossia quella di aver ottenuto una capacità fiscale potenziale, deve essere il concetto cardine al fine di individuare le banche a cui rivolgere tale misura.

Secondo l’ex sottosegretario, infatti, non effettuare questa distinzione renderebbe vana anche la norma sugli F24: “per quanto utile, non produrrebbe degli effetti benefici immediati se innestata in un contesto dove tra la data in cui avviene l’offerta di cessione del credito e la data in cui il credito viene acquistato dalla banca continuassero a passare mesi e mesi a causa di procedure troppo farraginose”.