Io tema del taglio del cuneo fiscale e degli stipendi continua a far discutere. Il numero uno di Confindustria Carlo Bonomi chiede al governo Meloni di preferire un taglio strutturale del cuneo fiscale agli incentivi per le imprese che assumono nuovi dipendenti. Secondo Bonomi, quello che definisce come “fisco premiale” dovrebbe essere offerto solo alle imprese che puntano agli investimenti e patrimonializzano. Per spiegare la sua visione, il presidente degli industriali ha sottolineato che gli imprenditori hanno già il dovere di incentivare chi assume.

Ecco perché sarebbe preferibile diminuire le tasse del lavoro. Così facendo, inoltre, si metterebbero finalmente più soldi nelle tasche degli italiani.

Stipendi più alti: “I governi si dimenticano del cuneo fiscale”

L’accusa di Carlo Bonomi è precisa e diretta: fino a quando si tratta di inserire il taglio del cuneo fiscale nella legge di Bilancio tutti i partiti sono d’accordo, però poi quando arriva il momento di mettere in pratica quanto previsto ci si dimentica. Il motivo? I costi. Il presidente di Confindustria ha ricordato che per attuare una riforma strutturale relativa al taglio del cuneo fiscale per gli stipendi occorrerebbero la bellezza di 15 miliardi di euro. Una spesa evidentemente ritenuta eccessiva dai tanti governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi anni.

Serve uno strumento di incentivo occupazionale

Non è un mistero che in Italia le cose siano andate effettivamente così. Che cosa vogliamo dire? Semplice: da anni nel nostro Paese si fa un continuo riferimento a una profonda revisione del cuneo fiscale. Ma alla fine della fiera le cose restano immutate. E non ha alcuna importanza il colore del governo, questo è quanto accaduto sia quando al governo c’era il Centrosinistra sia quando c’era il Centrodestra. Tra le altre cose, la situazione non sembra cambiare nemmeno con il governo da poco formatosi dopo la vittoria di Fratelli d’Italia alle ultime elezioni politiche di settembre.

Bonomi nello chiedere un intervento strutturale all’esecutivo Meloni è chiaro. Sostenendo che occorra “uno strumento di incentivo occupazionale che deve essere strutturale e universale e per il lavoro usi contributi, non l’Ires che è fisco impresa”. Inoltre il numero uno di Confindustria ha sottolineato la necessità di allestire in tempi ragionevoli un sistema formativo che risponda in maniera efficace a quelle che sono oggi le esigenze dell’industria, sottolineando come in Italia manchino qualcosa come “400mila profili per il lavoro nelle imprese“.

Quale sarà la risposta del governo di fronte alle richieste di Carlo Bonomi? Si riuscirà, dopo tanti anni, ad attuare una riforma strutturale per il taglio del cuneo fiscale?