Sappiamo bene che la pubblicità è l’anima del commercio, ma forse stavolta lo spot Esselunga è andato un tantino oltre. Almeno è ciò che hanno pensato coloro che hanno storto il naso a vedere una bambina che cerca di far ricongiungere i genitori separative video promozionale lanciato dal noto supermercato. Cosa è successo precisamente e perché tante polemiche?

Galeotta fu la pubblicità

E pensare che ci sono problematiche davvero urgenti, con famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese a causa dei rincari bollette, alimenti e carburante.

E invece ci si accapiglia per una pubblicità in tv. Lo spot Esselunga sta infatti dividendo il pubblico a causa del suo contenuto ritenuto da molti di cattivo gusto. Basta parlare di cene felici e di famiglie unite. Il colosso della grande distribuzione che opera dal Nord al Lazio, ha pensato bene di introdurre temi più contemporanei, ossia quello dei genitori separati e del desiderio dei figli di vederli ritornare insieme. Argomento sicuramente ostico, che in effetti meriterebbe forse una narrazione più approfondita invece di un semplice spot atto a vendere.

Naturalmente, non sono mancati anche coloro che hanno elogiato il coraggio di Esselunga per aver affrontato un tema tanto delicato e dal punto di vista dei bambini, coloro che in effetti soffrono di più in questi casi. C’è però chi fa notare come tale argomento sia stato strumentalizzato per puro marketing, quindi di base una mossa tutt’altro che coraggiosa, ma semplicemente subdola. Nel cortometraggio vediamo una bambina di nome Emma sfuggire al controllo della madre e recarsi al banco frutta del supermercato. La mamma la raggiunge e le chiede: “Vuoi una pesca?”. Le compra una pesca e a questo punto la scena si sposta altrove. Vediamo madre e figlia da sole in casa. Poi suona il citofono: è il papà che vive altrove, giunto dalla ex per vedere la figlia.

Emma prende la pesca dallo zaino e dice: “Questa te la manda la mamma”.

Spot Esselunga, un tema delicato

Abbiamo già capito dove vuole andare a parare lo spot, tra l’altro diretto e interpretato molto bene. La piccola Emma fa credere al papà che sua madre le abbia comprato una pesca. Il padre infatti le dice: “Dopo chiamo la mamma per ringraziarla.”. A questo punto il video si conclude con una didascalia: “Non c’è una spesa che non sia importante”. C’è chi ne elogia il coraggio, come dicevamo, affermando che si tratta di una pubblicità emozionante e ricca di contenuti importanti. Chi invece attacca sostenendo che tale spot Esselunga non può che amplificare il senso di colpa dei genitori, i quali sanno bene che alcune separazioni non possono essere cancellate. Insomma, per molti tale pubblicità pone speranza anche laddove non ce n’è, e questo non potrà che far accrescere il dolore di tutti.

Indubbiamente, un bambino di una coppia separata che si trova a vedere questo spot, non ne sarebbe certamente felice. Allo stesso modo, però, possiamo dire che l’arte va sempre rispettata, qualsiasi cosa essa proponga. C’è però da dire che provare a fare arte attraverso i canali di marketing, è una cosa che può far giustamente storcere il naso a molti. L’azienda ha provato a smorzare i toni spiegando che La Pesca non è uno spot tradizionale, ma un cortometraggio che cerca di cogliere attraverso il linguaggio cinematografico la quotidianità del nostro tempo. Ecco il comunicato rilasciato sull’account Instagram:

“La pesca non è uno spot tradizionale, ma un cortometraggio che si appropria di un linguaggio cinematografico. Il soggetto è ispirato a una spesa vista attraverso gli occhi e il vissuto di una bambina: un gesto, fatto con la semplicità e allo stesso tempo con l’ingegno tipico dei bambini, svelerà, istante dopo istante, una storia densa di tenerezza che arriva al cuore e commuove con delicatezza”.

I punti chiave…

  • divide lo spot Esselunga per la storia di una bambina che cerca di far riappacificare i suoi genitori separati;
  • sul web c’è chi ne esalta il coraggio, chi attacca per aver strumentalizzato il sentimento dei bambini;
  • l’azienda precisa che non si tratta di uno sport tradizionale, ma di un vero e proprio cortometraggio.