Durante la pandemia un po ‘ tutti ci eravamo abituati a lavorare in smart working. In quanti si sono ritrovati a dover lavorare da casa, in parte forzatamente? Milioni di italiani hanno assaporato cosa vuol dire svegliarsi la mattina, non doversi preparare di corsa per andare a lavoro in auto o con i mezzi, affrontando traffico e ritardi. E non solo, lo smart working ha permesso a tutti quanti di risparmiare denaro su carburante e trasporti e anche conciliare al meglio la vita privata con il lavoro.

E non è poco. Quello del lavoro da casa rimane un tema caldo ma i partiti, nei loro programmi elettorali in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, non gli hanno dato grande spazio. O almeno alcuni.

Smart working, ecco il programma dei partiti per le Elezioni politiche 2022

Dal 1 settembre, cadrà il regime in deroga e rimarranno solo le disposizioni sulla comunicazione semplificata. Una situazione più caotica riguarda i dipendenti delle PA che, a causa delle incertezze fornite dal ministero, si troveranno ancora in una sorta di limbo. In vista delle elezioni politiche del 25 settembre che cosa vogliono fare i partiti a proposito? Il Partito Democratico, vuole chiaramente promuovere lo smart working:

 “anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati”.

Lo scopo del partito, è anche quello di ridurre gli agenti inquinanti e rendere più vivibili le città.

Fratelli d’Italia e Forza Italia non citano il lavoro da casa nei loro programmi ma la Lega si. In particolare il Carroccio, vorrebbe modernizzare l’organizzazione del lavoro, dando spazio al lavoro agile e flessibile. Neanche il M5S parla dello smart working mentre il Terzo Polo, formato da Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda, vuole rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili.

In sostanza amplificare il diritto al lavoro agile per quelle persone con disabilità. Sinistra Italiana e Verdi puntano ugualmente al rafforzamento dello smart working per tutti quei lavoratori la cui presenza non è richiesta fisicamente.

Che cosa dal 1 settembre

Nel frattempo, dal 1 settembre il lavoro agile esce dalla fase emergenziale e tornerà al regime standard. Al ministero del Lavoro andranno comunicati solo i nomi dei lavoratori e le date di inizio e fine degli accordi di lavoro agile. Ormai, lavorare da casa, anche due giorni a settimana, è diventato la norma e sempre più aziende ne stanno facendo ricorso, anche dopo il covid. Dovremo quindi abituarci a questa modalità di lavoro, che sembra andare di pari passo con la digitalizzazione e la modernizzazione.