La deroga per il lavoro agile, meglio noto come smart working, sta per giungere al termine. La data da segnare in calendario è 1 aprile, da questo giorno quindi anche le persone fragili, le quali avevano avuto la proroga per continuare a lavorare da casa, dovranno tornare sul posto di lavoro. Stesso discorso anche per i genitori di prole under 14. Tali direttive si riferiscono ai lavoratori del settore privato. Cosa comporta la fine di tale deroga?

Stop al lavoro da casa, cosa comporta?

Niente dura per sempre, e alla fine nel nostro Paese anche una cosa utile e intelligente, che permetteva di risparmiare a tutti, è destinata a finire.

Il primo aprile sarà il termine ultimo nel quale lavoratori fragili e genitori di figli under 14 dovranno dire addio allo smart working. Sarà quindi necessario trovare nuovi accordi con le aziende, al fine di evitare eventuali multe a loro carico. Tale flessibilità era già finita da un bel po’ per i dipendenti pubblici, ma ora anche chi lavora nel privato dovrà trovare altre soluzioni. Le aziende sono infatti chiamate a decidere sul da farsi e si dovranno quindi concordare nuove metodologie di lavoro tra il lavoratore stesso e il datore.

In sintesi, chi lavora nel privato sarà obbligato a sottoscrivere un accordo individuale con il suo datore di lavoro nel quale si mette nero su bianco la modalità di lavoro, se ad esempio prevede lo smart working, e questo a prescindere dalla categoria di appartenenza. Insomma, i genitori di figli under 14 e i soggetti fragili non avranno più alcuna agevolazione a riguardo. La politica nostrana non non farà una piega a riguardo, nonostante l’opposizione abbia tentato di prolungare la proroga, ma con scarsi risultati. 5 Stelle e PD considerano tale stop un grande passo indietro, ed è innegabile che si sta tornando sempre più alla vita pre-pandemia, con il rischio però di cancellare anche tutto ciò che di buono era venuto da quel periodo tragico.

Smart working addio, salvo accordi individuali

Non ci saranno altri rinvii, almeno al momento sembrano davvero improbabili, nonostante l’opposizione sia ancora intenzionata a farsi sentire su questo tema. Ciò che sappiamo quindi è che dal primo aprile anche i lavoratori del privato che rientravano nelle categorie prorogate dovranno abbandonare lo smart working e tornare sul posto di lavoro. Non rimangono che gli accordi individuali tra dipendenti e imprese. Ciò significa che le parti potranno trovare un accordo e decidere se proseguire o meno lo smart working (a tempo determinato o indeterminato). Tali accordi dovranno comunque rimanere all’interno di quello che è il regolamento base delle norme di legge. Ad esempio, si dovranno decidere i tempi di riposo del lavoratore, le modalità di esercizio del potere direttivo e di controllo del datore di lavoro sul lavoro svolto all’esterno dell’azienda, oltre che eventuali sanzioni disciplinari per chi invece non rispetta il lavoro in sede.

Insomma, una serie di criteri da prendere in considerazione per completare l’accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente. Ad accordo trovato, le imprese dovranno comunicarlo entro 5 giorni al portale Servizi Lavoro. La documentazione di tale accordo dovrà essere conservata dai titolari per almeno 5 anni e i datori di lavoro che non rispetteranno i termini fissati dalla regolamentazione sono suscettibili di multe che vanno da 100 a 500 euro per ogni lavoratore.

I punti chiave…

  • finisce la deroga di smart working anche per il settore privato;
  • lavoratori e aziende dovranno trovare accordi individuali per continuare a operare con lavoro agile;
  • i datori di lavoro che non rispetteranno le normative rischiano multe da 100 a 500 euro per ogni lavoratore.