Per colpa dei cambiamenti climatici che stanno mettendo in ginocchio intere popolazioni anche i siti patrimonio dell’Unesco sono in pericolo. Potrebbero infatti scomparire del tutto per colpa di inondazioni o di fenomeni estremi.

Come tutti avranno notato, gli effetti sono già evidenti: basti pensare a quanto accaduto in Emilia Romagna dove non solo c’è stata la perdita di tante vite umane ma anche danni incalcolabili all’agricoltura. Le aziende coinvolte sono state circa 21 mila.

Il bello è che si prevede che i cambiamenti climatici diventeranno sempre più gravi nel corso del tempo.

Nonostante questo, però, quello che i governi stanno facendo per invertire la rotta è minimo.

Quali perle del Mediterraneo rischiano di soccombere entro il 2100?

L’allarme

Il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha lanciato l’allarme. I cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio intere popolazioni.

Non solo si assiste sempre più frequentemente ad alluvioni, uragani ma anche a periodi sempre più lunghi di siccità e la situazione peggiora di anno in anno.

Sia la piattaforma Ener2Crowd.com che la rivista Nature Communications (con uno studio) hanno stilato una lista dei principali siti Unesco che rischiano di scomparire per colpa delle inondazioni e delle erosioni.

Non dimentichiamo poi un aspetto molto importante: il cambiamento del clima influisce anche sulla qualità e disponibilità dell’acqua. Quest’ultima è una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo e non è eterna.

Siti Unesco che rischiano di scomparire per colpa dei cambiamenti climatici

Da uno studio pubblicato qualche anno fa sulla rivista Nature Communication si evince che nel nostro paese sono molti i siti Unesco a rischio. Il triste primato, come comunica anche la piattaforma Ener2Crowd.com, spetta a Venezia e alla sua laguna. Gli esperti sostengono, infatti, che entro il 2100 piazza San Marco potrebbe finire costantemente sott’acqua. Il Mose, infatti, è progettato per eventi eccezionali per cui non potrà fare nulla contro l’innalzamento costante dell’acqua.

Entro la fine del secolo si parla per la bella città di un incremento di 50 centimetri.

Il bellissimo villaggio di pescatori della Liguria che è diventato negli anni una delle mete turistiche più visitate d’Italia è a rischio. Parliamo delle Cinque Terre in quanto il principale pericolo sono le pareti rocciose perché soggette a fenomeni di erosione e dissesto. Anche Paestum è vulnerabile per la posizione in cui si trova. Se il mare dovesse innalzarsi, ciò potrebbe causare un’erosione della costa, degli allagamenti e delle intrusioni di sale nel sito per cui sarebbe a rischio la sua conservazione a lungo termine.

Non dimentichiamoci di Ferrara che si trova molto vicina al Delta del Po. Per questo motivo nel prossimo futuro, speriamo il più lontano possibile, potrebbe ritrovarsi a fare i conti con piene e alluvioni. Ci sono rischi anche per la basilica di Aquilea in provincia di Udine per un possibile innalzamento del livello delle acque sotterranee.

Nel Mediterraneo sono a rischio inoltre siti Unesco come Efeso, Delo, il sito archeologico di Leptis Magna, il complesso archeologico di Tarragona e il paesaggio culturale della Sierra. Inoltre il complesso delle Grotte di Gorham, la medina di Tunisi, la città punica di Kerkouane e la necropoli nonché la medina di Sousse.

Purtroppo questa è solo una parte dell’elenco che è ovviamente più lungo.

Riassumendo….

1. I cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio intere popolazioni
2. A rischio molti siti patrimonio Unesco
3. Tra i siti a rischio ci sono Venezia, Ferrara ma anche Paestum
4. Nel Mediterraneo in pericolo il sito di Leptis Magna, la medina di Tunisi e le delle Grotte di Gorham
5. L’elenco dei siti Unesco a rischio per i cambiamenti climatici è lungo.

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