La settimana corta di lavoro si farà anche in Italia? Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, durante l’assemblea nazionale unitaria Fiom e Filctem Cgil, ha aperto ai 4 giorni di lavoro invece che 5, dicendosi disposto a riflettere in merito a questa opportunità partendo dalla realtà. Da quando si parla dell’esperimento inglese, che ha dato buoni frutti, anche l’Italia sembra interessata a questa nuova modalità di lavoro. Che di fatto potrebbe cambiare le carte in tavola.

E dare una svolta al mondo del lavoro.

Settimana corta di lavoro, 4 giorni anche in Italia?

Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha aggiunto anche che la settimana corta dipende dalle condizioni del paese, sottolineando che:

“c’è un’alta occupazione al Nord, mentre al Sud è molto bassa, soprattutto per le donne. Le grandi fabbriche sono al Nord, e solo le grandi fabbriche possono fare questo tipo di politiche”

Giorni fa, riferendosi all’esperimento svoltosi nel Regno Unito, era stato Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl a chiedere un confronto in merito alla settimana corta di lavoro. Oltre alla Cisl, anche Landini per la Cgil si è detto favorevole alla proposta. Mentre Uil punta piuttosto alla riduzione di orario a parità di retribuzione.
In Italia, ad oggi, sono tre le società che hanno adottato questo modello, tra cui Intesa Sanpaolo che offre la possibilità di lavorare 4 giorni a settimana per 9 ore a parità di stipendio su base volontaria.
La settimana corta di lavoro si lega in qualche modo allo smart working, un modello che consiste nell’innovazione ma che guarda anche alla necessità. Avere un giorno libero in più a settimana, infatti, permette ai dipendenti di poter dedicare più tempo alla famiglia o agli interessi personali e di conseguenza con un maggior riposo aumenta la produttività durante i giorni di lavoro.

O almeno questo è emerso durante la sperimentazione britannica.

Gli ostacoli italiani

Il problema è che in Italia il tessuto industriale è fatto di piccole e medie imprese e quindi nonm senza difficoltà. Da qui la cautela mostrata da Urso.
Ad esempio, guardando al tessuto italiano, va chiarito che la settimana corta di lavoro va attivita a parità di orario o si deve guardare alla riduzione dell’orario di lavoro complessivo durante la settimana. In questo ultimo caso, per le imprese ciò potrebbe tradursi in un minor costo del lavoro. Mentre per i dipendenti avere più tempo libero ma con uno stipendio un po più basso. L’esperimento inglee, invece, ha puntato proprio alla riduzione dell’orario di lavoro e lo stipendio intoccato. Insomma, la partita sembra appena aperta