È già iniziato il post reddito di cittadinanza e il Governo osi adopera per mettere in pratica quelle che saranno le misure che porteranno a ridisegnare il mondo del lavoro. Stiamo parlando di Sostegno alla formazione e lavoro e Servizi sociali, due percorsi diversi che si rivolgono a determinate categorie di cittadini. Vediamo quali.

Sostegno e lavoro, i due percorsi da seguire

Se da una parte il reddito di cittadinanza ha messo in seria difficoltà tante famiglie italiane, dall’altra si spera che il progetto avviato dal Governo possa risolvere il problema della disoccupazione.

La Meloni punta a distinguere fortemente tra persone che non possono lavorare, e persone che sono abili al lavoro. In questa equazione manca probabilmente una voce fondamentale, ossia le persone che non riescono a lavorare per mancanza di posti di lavoro. I percorsi di formazione, si spera, potrebbero essere la risposta all’annoso problema della disoccupazione nel nostro paese, soprattutto al Sud. Ma veniamo subito al nocciolo della questione rispondendo alla prima domanda. Ossia, quando si attivano i servizi sociali? Quest’ultimo rappresenta uno dei due percorsi per coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza (che in realtà in questo caso però dovrebbe durare fino a fine anno).

Da gennaio per loro ci sarà l’assegno di inclusione, ma appunto saranno i servizi sociali a prendere in carico la questione sotto il mandato del Comune di appartenenza dei soggetti interessati. Nello specifico parliamo di nuclei familiari con basso reddito e Isee. Gli altri requisiti fondamentali sono quelli di avere al loro interno un figlio minorenne, un componente disabile o un over 60. Ad oggi sono stati già segnalati 88 mila casi di questo tipo, ciò significa che i vari comuni italiani hanno già fatto partire l’iter. Il lavoro degli assistenti sociali poi proseguirà su questi nuclei familiari solo dove verranno riscontrati casi estremi, come senzatetto, vittime di violenza o tossicodipendenza.

In questi casi infatti, oltre ad attivare il sostegno economico, ci sarà anche da fare un lungo percorso per reinserire il soggetto nella società.

Senza reddito di cittadinanza, i centri per l’impiego

Se da un lato ci sono i nuclei familiari che non possono essere reinseriti nel mondo del lavoro, dall’altro ci sono invece quelli considerati occupabili. Per costoro non è previsto l’assegno di inclusione, bensì un percorso atto a reinserire i soggetti nel mondo del lavoro tramite corsi di formazione. Secondo il Ministero del Lavoro saranno almeno 159 mila le famiglie coinvolte, per le quali quindi non ci sarà l’iter attivato dai servizi sociali che porterà all’assegno di inclusione, ma un percorso completamente diverso che coinvolgerà anche una piattaforma di nuova creazione in arrivo dal primo settembre. Stiamo parlando della Siisl. Gli occupabili dovranno quindi iscriversi a tale sito e scoprire quali sono i corsi regionali che di volta involta verranno avviati. Al momento però si sa davvero pochissimo in merito a questa piattaforma che in pratica dovrebbe regolare l’intero flusso e e sul quale si poggia tutto il percorso dedicati agli occupabili.

Le stesse regioni hanno lamentato una scarsa informazione a riguardo, mentre il Ministero del Lavoro sicura che presto tutto sarà chiarito. Intanto, le proteste di coloro che si sono visti cancellare il reddito di cittadinanza non hanno sortito l’effetto sperato. Il Governo procede dritto per la sua strada e si spera che presto la tensione rientri, ma soprattutto che le nuove misure della Meloni abbiano davvero dei risvolti positivi e non abbandonino gli italiani alle proprie difficoltà economiche come teme l’opposizione.

In sintesi…

  • due percorsi diversi per coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza;
  • per gli occupabili ci sono i corsi di formazione per un nuovo inserimento nel mondo del lavoro;
  • gli assistenti sociali hanno già attivato l’iter per coloro che passeranno da gennaio all’assegno di inclusione.