Si continua a parlare dell’estate degli scontrini pazzi, un tema molto caldo che ha riempito le pagine di molti giornali nelle ultime settimane. Nonostante l’estate stia finendo, continuano ad arrivare segnalazioni in merito agli scontrini folli praticati da alcuni bar e ristoranti. Scontrini rigorosamente postati sui social e giudicati da migliaia di utenti. Negli ultimi giorni, ad esempio, le associazioni dei consumatori hanno segnalato il caso di un ristorante del centro di Roma che ha fatto pagare 2 euro a fetta per il taglio della torta portata da fuori, quindi 40 euro pagati dal festeggiato.

Oppure il caso di due panini e due caffè pagati 21 euro in autogrill, 7 euro per un limoncello a Rimini e un caffè  con il ghiaccio a 4,50 euro a Porto Cervo.

Scontrini pazzi, aumentano segnalazioni

Casi che aumentano a dismisura ogni giorno, con segnalazioni che giungono alle associazioni. Furio Truzzi, di Assoutenti, che denuncia chi lucra sulle vacanze, ha portato l’esempio del famoso ristorante ligure che aveva fatto pagare 2 euro per il piattino in condivisione:

«A me di quella storia ha colpito che le trofie al pesto costassero 18 euro: per quanto la materia prima sia dopo, parliamo sempre di basilico, pinoli e olio…»

Il problema sarebbero i rialzi incontrollati a parità di reddito che ha causato non solo vacanze più brevi ma anche piatti in condivisione al ristorante, e quindi gli esercenti trovano un modo per battere cassa.

Secondo Massimiliano Dona, avvocato e presidente dell’Unione nazionale consumatori, quest’anno sarebbero aumentate le rimostranze dei consumatori perché sono aumentate le “furbate degli esercenti”:

“Purtroppo vedo un clima di guerra tra gli ultimi anelli della catena: i ristoratori da un lato, che arrivano alla fine di una filiera piena di rincari, e i clienti dall’altro, che hanno meno soldi in tasca tra stipendi fermi e inflazione, e che dunque sono più attenti e vigili.

Entrambi sono i soggetti che più subiscono l’attuale congiuntura economica”.

Come evitare le furbate?

Guardando ai dati Fipe elaborati da quelli Istat, i prezzi legati alla ristorazione sarebbero aumentati dell’11% rispetto a due anni fa. L’inflazione è aumentata al 14% e i prezzi degli alimentari del 22%. Dunque, anche gli esercenti non possono lavorare in perdita e se la maggior parte lavora onestamente, è anche vero che alcune segnalazioni che arrivano alle associazioni dimostrano comportamenti inopportuni. Ma come evitare le cosiddette furbate?

Come scrive Corriere, che riporta le parole di Massimiliano Dona, la prima cosa da sapere è che gli esercenti non possono negare l’uso del Pos e se succede il cliente può chiamare la Guardia di Finanza. Diverso il discorso se il Pos non funziona solo quel giorno, a quel punto il cliente potrebbe anche comprendere l’accaduto. Mentre se il Pos non funziona e il cliente lo scopre alla fine del servizio, non è obbligato ad andare a ritirare i contanti:

«Il cliente deve pagare ma poiché il disservizio è responsabilità dell’esercente, può tornare in un altro momento a saldare o fare un bonifico. E nessuno può trattenerlo»

Così come non è certo legale praticare una maggiorazione per il pagamento elettronico o richiedere un importo minimo per usare il Pos.

Il tema più caldo è quello legato ai prezzi folli degli scontrini e le cosiddette trappole per turisti. Ad esempio, Dona segnala che i prezzi devono essere segnalati anche all’esterno ed essere coerenti con quelli del menu all’interno. Per quei piatti fuori menù detti a voce, il cameriere dovrebbe sempre dire il prezzo  e se non lo fa il cliente può chiederlo. Stessa cosa vale per i vini a la carte. Il cliente, insomma, ha tutto il diritto di sapere quanto spenderà.

Non è lecito neppure fare un menù diverso con prezzi diversi per clienti italiani e stranieri.

L’estate degli scontrini pazzi, nuovi casi: ci si può rifiutare di pagare?

Come spiega Massimiliano Dona, poi, sul tema degli scontrini folli, stoviglie, piatti e bicchieri fanno parte del coperto e quindi devono essere inclusi nel coperto. Il cliente, prima di pagare deve controllare bene lo scontrino e se ci sono voci del genere ci si può rifiutare di pagarle.

In merito ai soldi in più per tagliare la pizza a metà o per l’aggiunta di basilico, Dona ha spiegato che l’importante è che il cliente sia informato. Se invece queste voci non sono segnalate  “il cliente può rifiutarsi di pagare quelle voci”.

Insomma, ancora per un poì di tempo sentiremo parlare degli scontrini pazzi, frutto dell’inflazione e dei rincari che hanno colpito sia gli esercenti che i cittadini.

Riassumendo

  • Continua il fenomeno degli scontrini pazzi, ogni giorno arrivano nuove segnalazioni
  • Ultimo il caso di un ristorante che ha fatto pagare 2 euro a fetta per la torta portata da fuori
  • Oppure il caso di due panini e due caffè pagati 21 euro in autogrill
  • Massimiliano Dona, avvocato e presidente dell’Unione nazionale consumatori consiglia alcuni modi per non cadere in queste situazioni.