Cosa c’entra il rischio di obesità con i rincari della spesa alimentare e l’inflazione? Il nesso c’è e riguarda un peggioramento della qualità del cibo che si acquista per spendere meno. Con il caro spesa, infatti, molte famiglie cercano di risparmiare acquistando prodotti meno cari, che non sempre sono sinonimo di qualità. Insomma, una fascia della popolazione per far fronte all’inflazione peggiora la qualità del cibo. Alcuni studi internazionali dimostrano il nesso tra inflazione e qualità della nutrizione.

Rincari spesa e rischio obesità: il legame tra inflazione e cibo di bassa qualità per spendere meno

Nel Documento di Economia e finanza, ad esempio, viene considerato anche il parametro “Indicatori di benessere equo e sostenibile”, molto importante per capire tutti gli aspetti del progresso sociale nel paese. Così l’obesità o eccesso di peso, fanno pienamente parte di questi indicatori. Le persone in sovrappeso vengono considerate sovrappreso se hanno almeno 18 anni e hanno un Imc superiore a 25.
Come riporta il Messaggero, l’eccesso di peso è aumentato moltissimo dal 2015 al 2020, quando si è toccato il massimo anche a causa della pandemia che aveva cambiato le abitudini alimentari. Nel 2022 l’indicatore si è poi stabilizzato a 44,5. L’analisi svolta dal Ministero dell’Economia basata sui dati Istat, cerca di stimare l’andamento di questo indicatore fino al 2026. Tutto ciò, proprio perché il caro vita e l’inflazione hanno pesanti ripercussioni per le famiglie che si trovano costrette a rinunciare ad alimenti di qualità. I prezzi più alti del cibo hanno determinato l’acquisto di prodotti di meno qualità che di conseguenza hanno un ruolo non indifferente nell’aumento di peso. Quindi, considerando l’inflazione che si mantiene alta anche nel 2023 e 2024 l’indicatore sull’aumento di peso della popolazione resterebbe sempre accentuato.

Le conseguenze dei rincari

Gli studi evidenziano che durante i periodi di crisi economica, come quella che stiamo vedendo ora, gli italiani cercano di spendere meno acquistando prodotti meno cari e preferendo discount e una spesa meno ricercata.

Ciò vale soprattutto per chi ha redditi più bassi. Infatti, i dati del Def sembrano confermare che l’incidenza dell’eccesso di peso sia più diffusa tra chi ha un titolo di studio più basso. Il problema è enorme, perché l’obesità porta a malattie croniche e disabilità che determinano anche l’esclusione sociale e tutto ciò porta a una maggiore spesa sanitaria e minore partecipazione al lavoro, quindi a rimetterci è la crescita economica che stenta a progredire.
In tutto ciò, il governo fino al 31 dicembre ha dato via al trimestre anti inflazione, un paniere di beni che per tre mesi costeranno il 10% in meno nei supermercati aderenti all’iniziativa, circa 25mila in tutta Italia.

Il trimestre anti inflazione

I prodotti scontati si riconoscono dal famoso bollino tricolore. Sul trimestre anti inflazione, però, piovono anche delle critiche da parte delle associazioni dei consumatori in merito ai pochi prodotti scontati e il fatto che servuirevbeo misure maggiori.

Dall’incontro del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, con il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu), è poi emersa la necessità di procedere con dei controlli richiesti dai consumatori. Secondo il presidente del Cncu e sottosegretario Massimo Bitonci:

«Le associazioni dei consumatori avevano lamentato di non essere state coinvolte nel patto anti-inflazione ora le recuperiamo e hanno dato disponibilità a partecipare al monitoraggio dell’iniziativa»

Il monitoraggio sul paniere tricolore sarà  svolto sia su iniziativa delle associazioni, sia in base alle segnalazioni dei cittadini.

Riassumendo

  • Inflazione e obesità sembrano avere un legame
  • Le famiglie per spendere meno, infatti, curano meno l’alementazione e acquistano prodotti meno di qualità
  • Ciò vale soprattutto per chi ha redditi più bassi