Ci siamo, ormai manca pochissimo all’importante incontro che i terrà il 26 luglio. Il tavolo tecnico è ormai pronto per affrontare il tema della riforma pensioni. Il Governo e le parti sociali si incontreranno in merito alla questione relativa alla flessibilità in uscita dal lavoro e il monitoraggio della spesa previdenziale insieme all’Osservatorio. Le altre date da segnare in calendario sono il 5 e 18 settembre, dove verranno affrontati i temi relativi ai trattamenti pensionistici delle donne e la previdenza complementare.

Torna il rebus delle quote

Insomma, il piano è chiaro e sappiamo anche quali sono le date in calendario in merito agli appuntamenti.

Solo al termine di questi incontri il Governo prenderà una decisione definitiva in merito alle misure pensionistiche da adottare per il 2024. Una scelta non facile, visto che si dovranno fare i conti con le risorse disponibili e accordarsi poi con le parti. Intanto, il rebus delle quote scatena il caos. Torna in auge quota 96, senza dimenticare le ormai note quota 41 e quota 103. Il mistero si infittisce, visto che il Governo potrebbe appunto proprio permettere il ritorno di quota 96, la quale si rivolge ai lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti. Tale quota permetterebbe di andare in pensione con 61 (o 60) anni di età e almeno 35 anni di contributi versati.

E le altre due misure? Per quota 41 continua la discussione, mentre quota 103 potrebbe essere invece prorogata. Tornado a quota 96, secondo gli esperti tale agevolazione potrebbe essere riservata solo a determinate categorie di lavoratori. Come già accennato, si tratta di lavori gravosi e usuranti. Sindacati e altri lavoratori non guardano di buon occhio tale misura e quindi c’è molto scetticismo in merito. Come sappiamo invece, quota 103 consente di uscire con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Tale misura però verrà cessata il 31 dicembre. Come detto anche in questo caso, c’è chi suggerisce una possibile proroga.

Questo perché le risorse a disposizione non consentirebbero di eliminarla del tutto per sostituirla con una nuova misura. Secondo gli esperti, quindi, la proroga sarebbe la soluzione più probabile, poiché accontenterebbe un po’ tutti.

Riforma pensioni, una scelta difficile

Ma a cosa aspira precisamente il Governo? La Lega in primis, ma anche una buona fetta di maggioranza, spera di riuscire prima o poi a lanciare definitivamente quota 41, la misura che permetterebbe a tutti i lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dalla loro età anagrafica. Perché non si attua? Il motivo è semplice; ancora una volta è una questione di soldi. Solo per il primo anno, tale misura costerebbe 4 miliardi di euro, una cifra di cui al momento il Governo non dispone. La riforma pensioni diventa quindi una scelta complessa e allo stesso tempo travagliata, poiché anche con le migliori intenzioni del mondo, la mancanza di fondi sufficienti rende il tutto di difficile attuazione.

Come uscire da questa empasse? Proprio per abbassarre questa spesa elevata, la Lega sarebbe favorevole all’introduzione temporanea di una Quota 41 vincolata al ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Ciò comporterebbe una riduzione che va dal 10 al 15% per l’assegno in questione, rispetto al calcolo precedente. E naturalmente, anche in questo caso, si tratta di una procedura tutt’altro che gradita dai lavoratori che attendono il pensionamento.

In sintesi…

  • è ancora caos intorno alla riforma pensioni, si torna a parlare addirittura di quota 96;
  • al vaglio anche una proroga di quota 103;
  • l’obiettivo della Lega però sarebbe quello di passare definitivamente a quota 41, al fine di permettere a tutti i lavoratori con tali anni contributivi di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica.