Il coordinatore del Comitato di esperti, che collabora con il Ministero dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante un’audizione alla Camera ha spiegato qual è l’idea di scuola e di organizzazione della didattica che si sta pensando di mettere in campo per il rientro a scuola a settembre.

Si tratta di una riorganizzazione complessiva delle attività didattiche e le novità potrebbero essere parecchie: innanzitutto, si sta lavorando affinché tutto si svolga in presenza, anche se in certi casi sarà comunque prevista una certa quota di didattica online; in secondo luogo, si va verso la fine del concetto di ‘classe’, con orario ridotto per gli studenti e accresciuto per i docenti.

Confermata poi la necessità dell’utilizzazione di spazi all’aperto, anche se – occorre dirlo – sarà difficilmente praticabile questa strada durante l’inverno, soprattutto in determinate aree del paese.

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Non esisteranno più le ‘classi’ e orario ridotto per studenti per il ritorno a settembre

La classe, intesa come ‘microcomunità’, ai tempi del Coronavirus, “ha sempre meno senso”: questa è l’idea generale da cui muove la proposta della task force che affianca la Ministra Azzolina per l’organizzazione dei rientro a scuola a settembre.

Fondamentali saranno alcune dinamiche: l’utilizzazione di spazi all’aperto, l’alleanza con le comunità territoriali e culturali locali con il supporto dei sindaci.

Decisiva sarà poi la rimodulazione dell’orario scolastico in maniera tale da ridurre al minimo l’utilizzazione della didattica online. Si tratta di prevedere ore di lezione di durata di 40 minuti, in maniera tale da ridurre il tempo di permanenza a scuola degli studenti e di accrescere l’orario dei docenti.

Il calcolo è semplice: in una giornata di sei ore di lezione, se esse sono ridotte a 40 minuti, il tempo di permanenza sarà di quattro ore – se oggi si esce da scuola alle 14, da settembre si potrebbe uscire alle 12.

Per i docenti vale lo stesso discorso: per ogni unità oraria di 40 minuti, al docente ‘avanzano’ venti minuti, che sommati tra di loro, rappresentano altre 6 unità orario di lavoro.

Semplificando al massimo: gli studenti seguiranno lezioni di 40 minuti, mentre i docenti vedranno ‘accresciuto’ il proprio orario di lavoro a 24 unità orarie settimanali. Le sei unità orarie aggiuntive potrebbero essere utilizzate per fare didattica con gli studenti eccedenti di ogni unità classe (in questo senso, la classe tenderà a non esistere più come micro comunità).

In questo modo si potrebbe andare in direzione di una riduzione di studenti contemporaneamente in presenza, senza la necessità di assumere nuovi docenti, dunque, almeno da questo punto di vista, a costo zero per lo Stato.

Ma l’offerta didattica sarà penalizzata: i dubbi sul progetto di ritorno a scuola a settembre

Si tratta di una soluzione di compromesso: il Governo non intende investire nell’assunzione di un numero maggiore di docenti, ma si cerca di mantenere in piedi la didattica ai tempi del Covid-19.

Ma ancora una volta a essere penalizzati saranno proprio gli studenti e la formazione: chiunque abbia mai messo piede in una scuola come insegnante, sa benissimo che la riduzione dell’unità oraria da 60 minuti a 40 minuti, non potrà che provocare un ridimensionamento netto dell’offerta formativa, cioè dei programmi di studio e della possibilità di interventi didattici personalizzati.

Non sarebbe forse il tempo, proprio perché ci troviamo in un momento di crisi economica, di investire sulla qualità della formazione?

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