Nuova gatta da pelare per il governo italiano. Stavolta c’entra il Reddito di cittadinanza, considerato discriminatorio dalla Commissione Ue. A finire nel mirino è il requisito dei 10 anni di residenza, fattore che penalizzerebbe i cittadini stranieri e chi beneficia di protezione internazionale. Da qui l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia, per il mancato rispetto del diritto dell’Unione. Ora l’esecutivo della premier Meloni ha tempo due mesi per replicare alla Commissione. Se fra 60 giorni la situazione dovesse restare identica, l’esecutivo Ue potrebbe inviare un parere motivato, come vuole la prassi.

Reddito di cittadinanza: la Commissione Ue apre una procedura di infrazione contro l’Italia

Nella nota con cui la Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia si legge quanto segue: “Il regime italiano di reddito minimo discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, che non possono beneficiare di tale beneficio, in violazione della direttiva 2011/95/Ue”. Secondo le indicazioni della Commissione Ue, la misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle non rispetta le regole che salvaguardano la protezione internazionale, i diritti dei cittadini e la libera circolazione dei lavoratori. A questo proposito, la Commissione spiega che misure come il Reddito di cittadinanza non dovrebbero essere condizionate da paletti come quello della residenza di 10 anni in Italia. Ecco quanto si legge: “Dovrebbero poter usufruire del beneficio i cittadini comunitari che non lavorano per altri motivi, con la sola condizione che risiedono legalmente in Italia da più di tre mesi”.

Critiche alla normativa

Un altro punto ritenuto controverso dalla Commissione Ue è che qualora gli italiani vogliano trasferirsi fuori dall’Italia per trovare un lavoro, l’attuale normativa che regola il Reddito di cittadinanza non gli permetterebbe di godere del reddito minimo dopo essere tornati a casa. Il comunicato della Commissione Ue parla chiaro: “Il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia”.

Ora la palla passa al governo italiano. Al momento non si registrano repliche da parte dei ministri del governo Meloni né da altri esponenti politici. È però inevitabile che centrodestra e centrosinistra debbano dire la loro sulla procedura della Commissione. Quale sarà il pensiero del Movimento 5 Stelle? L’attuale maggioranza di governo accelererà il processo di revisione del Reddito? Con la consapevolezza che prima del voto del 25 settembre la stessa presidente del Consiglio lo aveva messo in dubbio? Staremo a vedere. Di certo c’è che una risposta arriverà entro 60 giorni. Nel frattempo sarà importante registrare tutte le voci al riguardo. Come sempre.