Ormai sappiamo che il reddito di cittadinanza dal 2024 rischia l’abolizione di o cambiare del tutto volto e nome. Già da quest’anno, però, cambia in molti aspetti. Basti pensare che sarà erogato per 7 mensilità e che i percettori dovranno accettare la prima offerta congrua per non rischiare di perderlo. In più, i beneficiari che hanno tra 18 e i 65 anni, saranno vincolati a un periodo di formazione obbligatorio di almeno sei mesi per non perderlo. Allo stesso modo chi ha tra 18 e i 29 anni, per non non rischiare di non vedere più il sussidio dovrà frequentare un percorso di istruzione funzionali all’adempimento dell’obbligo.


Per molte famiglie, insomma, quest’anno sarà possibile perdere il sussidio ma c’è anche un altro aspetto da considerare.

Reddito di cittadinanza, cosa fare entro gennaio per non rischiare di perderlo

Sappiamo, infatti, che entro il 31 gennaio è fondamentale rinnovare il nuovo l’ISEE per non perdere il reddito di cittadinanza il mese successivo. Ma non finisce qui. Per non perderlo, alla fine del mese è importante rispettare due importanti requisiti. Da un lato bisogna fare attenzione a chi ha superato nel 2022 le soglie patrimoniali per poterlo richiedere. Poi considerare se nel nucleo familiare è presente qualcuno che ha avviato un’attività lavorativa comunicata all’INPS.
Va detto che nell’ISEE 2023 si tiene conto dei redditi di due anni prima. Quindi il reddito percepito nel 2022 non influisce sull’ISEE 2023 ma invece conta per il calcolo del Reddito di Cittadinanza. Insomma, chi inizia a lavorare deve comunicare all’Inps il reddito che dovrebbe percepire nell’anno solare di riferimento.

Allo stesso modo, se l’attività lavorativa continuerà anche nel 2023, il soggetto dovrà darne di nuovo comunicazione. L’esempio più semplice per capire quanto detto è quello di un soggetto che assunto per tre mesi, dal 1 novembre 2022 al 31 gennaio 2023. Quindi dovrà comunicare anche per il nuovo anno, il reddito presunto ottenuto dal mese in cui ha lavorato nel 2023.

Non bisogna superare una certa soglia, l’INPS controllerà

Per non perderlo, inoltre, è necessario anche considerare che non bisogna superare una certa soglia che di solito fa capo ad un limite di 6mila euro, con l’aggiunta di 2mila per ogni componente della famiglia fino a massimo 10mila euro, e di altri mille euro per ogni figlio successivo al secondo.

Cifre che possono subire un incremento di 5mila euro se nella famiglia c’è un disabile. Dunque, qualunque cambiamento patrimoniale va comunicato per non perdere i requisiti. Anche perchè se l’INPS dovesse controllare e accertare la mancata comunicazione riferita alla variazione del patrimonio, potrebbe richiedere tutte le somme indietro del reddito di cittadinanza.