Da quest’anno, come ormai sappiamo tutti, il Reddito di cittadinanza sarà tolto a circa 400mila famiglie e sarà erogato fino ad un massimo di 7 mesi. Poi non sarà più possibile richiederlo. Tra febbraio e luglio, quindi, migliaia di percettori vedranno per l’ultima volta la mensilità pagata poi se non avranno trovato lavoro dovranno fare in modo di avere un’alternativa.
Da febbraio, il Reddito di cittadinanza decadrà già per chi con il nuovo Isee 2023 supererà la soglia necessaria di 9.360 euro, mentre il reddito familiare non deve superare i 6.000 euro annui.

Chi lo perderà nei prossimi mesi, come è lecito aspettarsi dopo il cambiamento voluto dal governo Meloni, avrà però delle alternative. Vediamo quali sono e chi lo perde a partire dai prossimi mesi.

Reddito cittadinanza, tra febbraio e luglio lo perderanno 400mila persone ma ci sono alternative

Ad esempio, per quei nuclei a cui il reddito di cittadinanza sarà tolto per il superamento delle soglie economiche, dovrebbe seguire l’aumento dell’Assegno unico universale. A non dover temere la perdita del sussidio sono le famiglie con minori a carico, disabili o over 60, che per tutto il 2023 continuerà ad essere pagato per 12 mensilità. La perdita riguarda le famiglie che hanno figli a carico da 18 anni in su. In questo caso sarà possibile beneficiare dell’intero importo dell’assegno unico per i figli maggiorenni. Altri aiuti che si possono chiedere sono la Carta Acquisti per le famiglie con Isee basso.

Si tratta di un contributo di 40 euro al mese da poter spendere nei negozi aderenti. Per poterne beneficiare è necessario avere nel proprio nucleo almeno un figlio di età inferiore ai 3 anni, oppure componenti con più di 65 anni. Altri aiuti fanno capo al Reddito alimentare e la Carta risparmio spesa, introdotta per famiglie in povertà.

Le prossime novità

Nelle prossime settimana, intanto, il ministero del Lavoro dovrebbe definire gli ultimi dettagli sulle novità previste entro fine gennaio.

Dagli ultimi rumors però – secondo quanto scrive anche Today- per quanto riguarda le offerte di lavoro, dovrebbe rimanere il criterio di territorialità. Questo significa che un residente in Sicilia, ad esempio, potrà rifiutare un lavoro di alcuni giorni in Lombardia senza perdere il sussidio. Piuttosto si baderà meno alla parte relativa alle competenze. Quindi un laureato potrebbe dover accettare anche una proposta di lavoro come cameriere.
Nel frattempo, il ministro del Lavoro, Marina Calderone, a SkyTg24 Economia ha anticipato che la misura dovrebbe cambiare nome:

“Il nome verrà da sè. Magari non rimane reddito di cittadinanza ma avrà qualcosa di più vicino a un concetto di inclusione attiva, che per noi è molto importante”.