C’è d sempre un acceso dibattito intorno alle aziende che attuano la settimana corta, ossia 4 giorni di lavoro invece di 5 (o addirittura 6), e sono le stesse imprese a temere un calo della produzione. Il Centro Ricerche dell’Associazione italiana direttori del personale attraverso i suoi studi però dimostra che ridurre l’orario di lavoro non comporta necessariamente una riduzione dei processi produttivi e quindi delle entrate economiche. Ma quali sono le grandi aziende che attuano tale strategia nel nostro Paese?

Una strategia di lavoro

Alcuni Paesi esteri ci insegnano che lavorare di meno non significa lavorare male, anzi.

In molte nazioni l’orario di lavoro è decisamente più basso di quello italiano, eppure la produttività non ne risente, anzi migliora. Ciò perché all’estero si lavora meglio, anche se le ore sono di meno, e forse è proprio per questo motivo che la produttività migliora. Mentre il mondo del lavoro è scosso dalla rivoluzione lanciata dall’intelligenza artificiale, la quale potrebbe sostituire molte figure, c’è chi invece vuole ragionare su nuove strategie produttive, al fine di offrire ai propri dipendenti una vita decisamente più agevole. Alcune grandi imprese italiane lo hanno capito e hanno deciso di introdurre la settimana corta, ossia lavorare 4 giorni a settimana invece di 5. Tra queste ci sono veri e propri colossi del proprio settore, come ad esempio Lamborghini.

Il colosso dell’automotive dal primo dicembre scorso ha firmato con i sindacati un nuovo accordo il quale prevede settimane da 33 ore e mezzo. Ogni dipendente può definire il proprio calendario e scegliere tra settimane da 4 giorni di lavoro o da 5, ma le ore rimangono sempre quelle. È inoltre possibile attivare lo smart working per alcuni giorni al mese, fino a un massimo di 12 giorni in alcuni casi. Anche Luxottica ha laicato tale iniziativa dal primo dicembre. I dipendenti potranno quindi godere dei venerdì liberi, che in tutto l’anno saranno 20.

L’azienda copre 15 di essi, mentre gli altri cinque sono coperti da permessi individuali retribuiti tra busta paga e welfare. In alternativa si può scegliere di lasciare 13 giorni da coprire all’azienda, mentre gli altri sette saranno coperti con permessi individuali.

Aziende con settimana corta in Italia

Oltre a Lamborghini e Luxottica, tra le grandi aziende che adottano la settimana corta nel nostro paese c’è anche Plasmon. In questo caso la strategia è offerta alle neo mamme, le quali avranno la settimana corta di 4 giorni retribuita al 100%. L’incentivo è rivolto anche al secondo genitore che potrà godere di 60 giorni di congedo al 100%. Anche Lavazza si sta adoperando per una strategia simile, con l’introduzione del venerdì corto. Si tratta di un esperimento atto a lasciare il pomeriggio libero ai suoi dipendenti. Per far fronte al carovita, poi, ha introdotto anche un bonus di 700 euro, davvero niente male per i suoi dipendenti. Anche Thun di recente ha lanciato la settimana corta, senza modificare minimamente lo stipendio. Per ora solo un ristretto numero di dipendenti ne sta godendo, all’80% sono donne.

La prima delle aziende italiana ad aver lanciato la settimana corta a lavoro però è stata Intesa San Paolo. Il lancio è partito a gennaio 2023, e ha previsto una serie di modifiche sul turno di lavoro. 120 giorni all’anno senza limiti mensili e con indennità di buono pasto dal valore di 3 euro al giorno. La settimana corta è composta da 4 giorni di 9 ore l’uno su base volontaria e con retribuzione inalterata. Si tratta del primo esempio di questo tipo per quanto riguarda il settore bancario, una scelta che potrebbe presto fare proseliti.

I punti chiave…

la settimana corta prevede 4 giorni di lavoro a settimana invece di 5, ecco quali aziende italiane la mettono in pratica:

  • Thun;
  • Intesa San Paolo;
  • Plasmon;
  • Lamborghini;
  • Lavazza;
  • Luxottica.