Sta diventando antieconomico produrre il Prosciutto San Daniele. A pensarlo sono gli stessi prosciuttifici che, da quando i rincari si sono fatti sempre più consistenti, non rientrano più nei costi di gestione. La crisi nera che sta colpendo tutto il paese dopo i rincari, sembra essersi fatta sentire particolarmente per questo prodotto. È lecito quindi chiedersi, quale sarà a questo punto il suo destino?

Una crisi sempre più nera

La crisi economica sta mettendo in ginocchio anche i prosciuttifici, ossia le fabbriche dove si lavorano le materie prime e si prepara il prodotto da consegnare poi ai distributori.

Quella del Prosciutto San Daniele potrebbe essere una problematica dalla quale difficilmente se ne riuscirà ad uscire. Viene prodotto da 31 aziende nel comune di San Daniele del Friuli, che si trova in provincia di Udine. Le sue materie prime sono cosce di maiali italiani, sale marino e il particolare microclima di San Daniele. Si tratta di un prosciutto crudo stagionato che non utilizza nessun tipo di conservante. È stato inoltre riconosciuto prodotto a Denominazione di Origine dal 1970 dallo Stato italiano con la legge n. 507 e dal 1996 dall’Unione europea come prodotto a denominazione di origine protetta (DOP) poiché le sue proprietà sono direttamente correlate alla sua origine geografica.

Insomma, quando si parla di prosciutto San Daniele si fa riferimento al tal del settore. Eppure, la crisi nera certifica che questo tipo di prodotto potrebbe addirittura sparire. Chi lo produce dice infatti di non poterlo fare più, poiché i costi delle materie prime superano i ricavi. In parole povere, è diventato antieconomico e quindi non avrebbe più senso produrlo. Questo perché il prezzo dei suini è arrivato a costare 6,2 euro al chilo. A raccontare la una esperienza è Carlo Da”Ava, di una delle 31 aziende che lo producono. Parliamo di un aumento assolutamente esagerato, visto che il prezzo precedente era di 4,2 euro al chilo.

Insomma, fatti velocemente due calcoli, Dall’Ava si è reso conto che il costo era diventato eccessivo e che il lavoro sarebbe diventato antieconomico. Per questo motivo ha deciso di rinunciare alla produzione.

Prosciutto San Daniele rischia di sparire

Dall’Ava parla di rincari delle cosce del 20% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Secondo il suo parere, la Grande Distribuzione Organizzata non riconosce loro il giusto prezzo. Inoltre, le previsioni per l’inverno si fanno ancora più in salita, poiché si sta creando una reazione a catena che rischia di complicare le cose. Ad esempio, la situazione in generale nel nostro paese è difficile per tutti e questo comporterà un calo degli acquisti. Del resto, è chiaro ormai da tempo che gli italiani stanno tagliando non poco sulla spesa alimentare, e il bisogno di risparmiare rischia di tagliare definitivamente le gambe al mercato. Come se tutto ciò non bastasse, arriveranno poi i rincari d’autunno a tagliare definitivamente le gambe a tutti.

Sulla questione è intervenuto anche Mario Cichetti, direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, il quale ha offerto alcuni numeri interessanti. Nel 2021 ad esempio il fatturato del prosciutto San Daniele era aumentato del 14%, ma i rincari delle materie prime sono iniziati a fine estate 2022 e non sono ancora finiti. Secondo Cichetti i rincari sono dovuti a due motivi specifici, il calo fisiologico della percentuale dei suini e l’aumento dei costi primari, come quelli dell’energia, dei trasporti e dei mangimi. Ciò detto, al di là della crisi nera in cui versa, la produzione al momento prosegue come secondo piano e registra una crescita dell’1%.

In sintesi…

  • crisi nera per il prosciutto San Daniele, il costo delle materie prime è lievitato;
  • secondo alcuni produttori, in questo modo si rischia di interrompere l’attività, poiché è antieconomico;
  • nonostante ciò, al momento la produzione è in linea con il programma.