Mai come ora il pane costa così tanto. Se pensiamo che il pane è uno dei prodotti più consumati dagli italiani, è facile capire come l’aumento del prezzo vada a incidere molto negativamente per le tasche degli italiani. Secondo Coldiretti, però, a rimetterci sono gli agricoltori, che vedono il loro prodotto sottopagato ma ricevono gli stessi compensi di 30 anni fa. Secondo Ettore Prandini, quindi, considerando che la differenza tra il costo della materia prima e il prodotto finito si è fatta molto ampia, è fondamentale ridurre “la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole”.

Prezzo pane in aumento di 17 volte: quanto costa in queste città e le conseguenze

Il pane ha costi davvero esagerati.

Anche più di 17 volte. Coldiretti ha condotto un’indagine in cui ha calcolato l’inflazione media nei primi otto mesi dell’anno in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. Oggi gli agricoltori pagano un chilo di grano 24 centesimi, circa il 32% in meno, ma un chilo di pane viene venduto a prezzi molto più alti, dai 3 ai 5 euro, costi che variano in base alla città. Si parla, quindi, di un rincaro del 20%.
Quanto costa, quindi, un chilo di pane? I prezzi del pane variano molto: a Milano si arriva a 4,33 euro, a Roma circa 3,25 euro, a Bologna si arriva a 5,14 euro, a Palermo 4,14 euro e Napoli a 2,26 euro al chilo. Dunque, i prezzi sono molto diversi, ma secondo l’indagine a rimetterci sono gli agricoltori che vedono il loro prodotto sottopagato. I compensi dei coltivatori sono tornati quelli di 30 anni fa e spesso non bastano a coprire i costi di produzione.

A pesare, inoltre, sono anche le importazioni dall’estero. La materia prima, non di rado, viene spacciata per prodotto made in Italy, mettendo così a rischio il territorio nazionale. L’associazione ha così chiesto di introdurre l’obbligo di etichetta nel caso di pane confezionato o sul libro degli ingredienti nel caso di pane non confezionato.


Secondo Coldiretti, si dovrebbe trovare la lista degli ingredienti nel libro citato. Nel pane confezionato, invece, le etichette devono indicare anche le condizioni di conservazione. Secondo Ettore Prandini:

“Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito nell’ambito del Pnr per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”

Il costo del pane sempre più alto ha un peso anche per gli italiani costretti a spendere sempre di più per fare la spesa. Non è neppure detto che i prodotti aderenti del trimestre anti inflazione possano davvero dare una mano alle famiglie.

Stop di un anno per grano e mais

Dal 2024, inoltre, partirà la cosiddetta monosuccessione voluta da Bruxelles, un obbligo di avvicendamento delle colture previsto dalla nuova Pac (Politica agricola comune) dell’Unione europea. Lo scopo è quello di tutelare l’ambiente e la sostenibilità. In pratica, coltivare sempre le stesse cose minaccia la biodiversità ma anche smettere di coltivarle danneggia la filiera. Secondo Vincenzo Lenucci, responsabile Area economica e Centro studi di Confagricoltura:

“L’Unione europea, come spesso accade, pone maggiore attenzione all’ambiente e meno al mercato”

Il rischio è di un vero e proprio stravolgimento delle culture. Il mais, ad esempio, è una peculiarità di molte regioni del Nord, come Piemonte, Lombardia e Veneto, mentre il grano duro del Sud, in particolare della Puglia e della Sicilia.

Riassumendo

  • Il prezzo del pane è sempre più alto, adesso costa anche 17 volte in più
  • A rimetterci sono soprattutto gli agricoltori
  • Coldiretti ha chiesto di introdurre l’obbligo di etichetta nel caso di pane confezionato o sul libro degli ingredienti nel caso di pane non confezionato.