Potrebbe tornare o forse no l’incubo dei prezzi alti di benzina e diesel. In questi giorni, a quanto pare, i prezzi del carburante sono nella norma nonostante l’incubo dell’aumento dei costi delle materie prime dal 5 febbraio. Ma che cosa potrebbe accadere se i prezzi tornano a salire come lo scorso anno? Difficile dimenticare quei giorni in cui chi ha l’auto girava distributore per distributore alla ricerca di una pompa di benzina meno cara. Poi arrivò il taglio delle accise che fino a fine dicembre ha aiutato gli automobilisti ad evitare la stangata.

Il governo, però, ha deciso di togliere lo sconto e ora l’incubo di un rialzo dei prezzi è sempre dietro l’angolo.

Prezzi benzina e diesel cosa farà il governo se arriva a 2 euro?

Se il prezzo torna a salire sopra i due euro, il nuovo governo ha anticipato che interverrà. È stato Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a dirlo durante un’intervista a Rtl 102.5:

“Se il prezzo torna a salire come la scorsa estate, sopra i due euro, interverremo. La scelta fin qui è stata se confermare il taglio delle accise o intervenire su bollette e stipendi. Abbiamo scelto la seconda cosa, di aiutare gli stipendi fino a 25mila euro, che quest’anno saranno rivalutati fino a 500 euro in più, e le pensioni minime”.

Insomma, potrebbe tornare lo sconto o magari semplicemente si farà ricorso al sistema delle accise mobili.
Negli ultimi giorni, nonostante il forte rimbalzo delle quotazioni internazionali di benzina e diesel, i prezzi per adesso si mantengono stabili, anzi nelle ultime ore si è pure notata una discesa. Ip e Tamoil hanno tolto un centesimo ai prezzi raccomandati, quindi facendo un giro nei vari distributori, si nota che i prezzi del carburante sono meno cari. Le conseguenze dell’embargo sui prodotti raffinati dalla Russia, insomma, per adesso non si sono viste e si potrebbero verificare magari tra qualche settimana o mesi.

Tornano accise mobili?

Il governo, ovviamente, continua a monitorare la situazione ma per adesso non farà nulla. Solo nel caso in cui si noterà un aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva, “il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa” – così diceva una nota del Consiglio, che lascia intendere in un intervento ma solo in caso di veri rincari. Detto in parole povere, bisognerà aspettare che il carburante torni a costare più di 2 euro per aspettarsi un aiuto da parte del Governo.

Il meccanismo dell’accisa mobile, in ogni caso, è piuttosto noto. Fu già utilizzata nel 2008, quando il prezzo del petrolio triplicò in 18 mesi. In pratica, le accise vengono diminuite con lo scopo di compensare le entrate Iva determinate dalle variazioni del prezzo internazionale del petrolio greggio.

Potrebbe quindi tornare lo strumento introdotto dal governo di quegli anni. In sostanza, l’accisa mobile, si attiva se il prezzo del petrolio sale, lo Stato incassa più soldi dalle accise e può decidere di usare queste riserve per abbassare la tassa. Se aumenta il prezzo del carburante, l’accisa cala e il prezzo scende in modo proporzionale per compensare gli incrementi conseguenza delle fluttuazioni del costo del petrolio.