Il titolo può sembrare provocatorio, ma se si ragiona in termini reali non c’è nulla di sbagliato: gli stipendi di oggi dei lavoratori italiani sono più bassi rispetto agli anni Novanta. L’osservazione arriva da un approfondimento del Corriere della Sera pubblicato nella sezione CaroPrezzi. Il Corriere ricorda come il vero indicatore da prendere in esame per stilare il vero guadagno delle persone non sia l’importo dello stipendio ma il salario rapportato ai prezzi. A conferma di ciò arrivano anche i dati dell’Ocse, che pongono l’Italia tra i Paesi in cui i salari reali sono diminuiti di più nel corso degli ultimi 12 mesi.

E purtroppo non è una novità, dato che dal 1990 al 2020 la variazione era stata già negativa (-2,9%).

Salari reali più bassi del 1990: l’inflazione non è l’unico problema

Se è vero che nell’ultimo anno ad accentuare il calo degli stipendi salari sia stata l’inflazione a livelli record, dovuta principalmente alla guerra in Ucraina e alla repentina ripresa dell’economia post Covid, è altrettanto vero che l’Italia si trascina questo problema da più di 30 anni. C’è allora dell’altro da sapere, o per meglio dire da scomodare.

Nell’approfondimento per la sezione CaroPrezzi del Corriere della Sera, si pone l’accento sulla produttività, intesa come quantità di prodotto che si riesce a realizzare nell’unità di tempo. Per spiegare meglio il concetto, si prende come esempio due fabbriche che producono bicchieri identici, della medesima qualità. La differenza sta appunto nella produttività: nella prima un lavoratore produce due bicchieri all’ora, nella seconda invece un altro lavoratore ne riesce a produrre 3 in 60 minuti.

Si evince che la seconda azienda sia più produttività rispetto alla seconda, per cui avrà bisogno di meno dipendenti per produrre lo stesso numero di bicchieri. Questo si traduce in costi minori per l’azienda e retribuzioni più pesanti per i dipendenti.

Perché in Italia gli stipendi reali sono più bassi del 1990

Ed è proprio questo il problema dell’Italia, un Paese in cui la produttività ha smesso di crescere a partire da metà degli anni Novanta. Dal 2000 al 2020, secondo l’Eurostat, la produttività in Italia è aumentata di appena lo 0,3%, contro l’1% della Germania e lo 0,94% della Francia.

Intanto, sempre in tema stipendi, anche per il 2024 dovrebbe essere confermato il taglio del cuneo fiscale. A garantirlo, è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Di fatto, però, non porterà a un cambiamento delle buste paga per il 2024. Per i dipendenti la situazione resterà la stessa rispetto a luglio 2023, quindi non ci sarà un aumento. La proroga è stata voluta per evitare un calo dello stipendio. Infatti senza il taglio del cuneo o con la sua riduzione si rischiavano stipendi più bassi.

Riassumendo

– I salari reali in Italia sono più bassi rispetto a quelli degli anni Novanta.
– Nell’ultimo anno il nostro Paese è tra le grandi economie dove i salari reali sono diminuiti di più (-2,9%).
– L’inflazione causata dalla guerra in Ucraina e dalla repentina ripresa dal Covid è solo uno dei fattori.
– Il più grande problema dell’Italia è che la produttività ha smesso di crescere da metà degli anni Novanta.
– Dal 2000 al 2020 la produttività in Italia ha segnato un +0,3%, contro un +1% della Germania e +0,94% della Francia.