Negli ultimi anni si è spesso parlato dell’introduzione del salario minimo, senza poi però mai arrivare a una legge. Con la vittoria del Centrodestra alle ultime elezioni politiche, per giunta, la discussione sembrava avviarsi a un binario morto. In realtà le cose non stanno esattamente così. Che la speranza sia l’ultima a morire lo sappiamo, ma da oggi sappiamo anche che la lotta per il salario minimo continuerà. Come? L’ipotesi più realistica coinvolge gli stessi cittadini italiani: una grande raccolta firme, con l’obiettivo di superare con facilità il numero minimo di 50.000 unità.

Perché solo una grande partecipazione potrebbe mettere la giusta pressione al governo Meloni, che dal canto suo non sembra avere interesse a istituire una misura che invece nel resto d’Europa è sempre più importante.

Bonaccini (Pd): salario minimo orario per tutti

Il candidato alla segreteria del Partito democratico Stefano Bonaccini ha avanzato una promessa solenne: in caso di vittoria all’appuntamento del prossimo 26 febbraio, data in cui si terranno le prossime primarie del Pd, si attiverà subito per promuovere una raccolta firme al fine di istituire una legge sul salario minimo orario per tutti. Questo nel rispetto degli attuali contratti collettivi più importanti.

Quello dei contratti collettivi non è un dettaglio trascurabile. Ce lo ricorda lo stesso presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Tutti i contratti nazionali dell’industria sono superiori a questa cifra“. La cifra in questione è quella di 9 euro lordi l’ora, punto centrale della proposta di salario minimo.

Centrodestra e salario minimo

Non è una novità che la maggioranza di centrodestra sia contraria al salario minimo. Il motivo? Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia concordano sul fatto che un’eventuale legge in tal senso vada a danneggiare i sindacati e gli imprenditori. A questo proposito, va ricordata la mozione approvata in Parlamento lo scorso mese di novembre da parte del governo guidato dalla premier Giorgia Meloni.

Questo non significa però che non ci sia un progetto alternativo. Quale? L’attuale maggioranza di governo vuole impegnarsi per un aggiornamento dei contratti collettivi nazionali, con l’obiettivo di avere un regime flessibile che abbia minimi più alti per tutti i lavoratori.

In ogni caso il futuro del salario minimo è di difficile previsione. Se da un lato l’idea del governo è piuttosto chiara, dall’altra lo è anche la volontà del centrosinistra. Che cosa accadrà? Molto dipenderà anche dall’esito della sfida delle primarie del Pd. Staremo a vedere. Di recente, inoltre, da non dimenticare il botta e risposta tra Conte e Calenda proprio sul salario minimo. Il leader di Azione, infatti, aveva detto di essere d’accordo con il salario minimo e di voler trovare una strada con Pd e M5S.