Il pagamento pensioni in Italia sarà a rischio perché sistema pensionistico non è in equilibrio come si dice. Il bilancio dell’Inps è puntellato dallo Stato che negli ultimi 10 anni ha sostenuto i costi previdenziali con 157 miliardi di euro (+126%). Quindi già adesso solo grazie alla fiscalità generale è stato possibile mantenere un livello sufficiente di welfare. Al contrario, se si guarda la sola parte pensionistica, i conti sono in ordine, ma questo è un altro discorso.

Secondo l’ultimo report di Itinerari Previdenziali, il pagamento delle pensioni regge e continuerà a reggere per altri 10-15 anni.

Almeno fino a quando non arriverà l’ondata dei baby boomers, cioè quella massa di lavoratori nati fra gli anni 60 e 70 il cui impatto sui conti pubblici sarà impetuoso. Al punto che la spesa previdenziale è vista crescere fin sopra il 17% del Pil, una percentuale che non trova eguali in Europa. Ma perché queste considerazioni?

Fra 10 anni il pagamento delle pensioni sarà a rischio

Per comprendere la gravità della situazione bisogna innanzitutto ricordare che il sistema pensionistico italiano è un sistema a ripartizione, il che significa che il pagamento delle pensioni dei lavoratori in attività sono finanziate dai contributi dei lavoratori attuali. Questo sistema è sostenibile solo se il numero di lavoratori è superiore al numero di pensionati. E anche se i contributi in entrata sono in grado di pareggiare le spese delle pensioni in uscita.

Negli ultimi anni, il numero di lavoratori in Italia è diminuito, mentre il numero di pensionati è aumentato. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui l’invecchiamento della popolazione, la bassa natalità e l’aumento dell’immigrazione. Non solo. I salari sono rimasti fermi e quindi anche il gettito contributivo non è aumentato, mentre la spesa relativa al pagamento delle pensioni, comprese quelle assistite, sale di anno in anno.

Età pensionabile e aspettativa di vita

Inoltre, l’aspettativa di vita in Italia è aumentata, il che significa che i lavoratori devono contribuire per un periodo di tempo più lungo per ottenere una pensione.

Detto in altri termini, dovranno lavorare più a lungo e attendere ben oltre i 67 anni attuali per accedere al trattamento di vecchiaia.

Questi fattori stanno mettendo sotto stress il pagamento delle pensioni e il sistema pensionistico italiano, che è già in deficit. Nel 2022, il deficit del sistema pensionistico italiano è stato di 28 miliardi di euro. Se non si prendono provvedimenti per riformare il sistema, il deficit continuerà a crescere e il sistema potrebbe addirittura saltare.

Non succederà, ma il governo sarà obbligato ad aumentare la già altissima pressione fiscale e a introdurre tasse patrimoniali impopolari per trovare i soldi necessari. Cosa fare allora per evitare il peggio?

Come prevenire il default del pagamento delle pensioni

Ecco alcune delle possibili soluzioni per riformare il sistema pensionistico italiano:

  • Aumentare l’età pensionabile, cosa peraltro già prevista dalle regole Fornero.
  • Ridurre il più possibile le pensioni anticipate introducendo criteri di maggiore flessibilità in uscita.
  • Anticipare il sistema di calcolo contributivo e limitare la perequazione automatica. Cosa anche questa già in fase di attuazione.

Qualunque sia la soluzione scelta, è importante che sia sostenibile e che tuteli i diritti dei lavoratori. Il criterio delle riforme e cambiamenti graduali è, in questo senso, la cosa migliore onde evitare che si torni ad adottare, come nel 2011, misure estreme e impopolari.