Pensione? Chiamatela chimera, almeno se a chiedervi lumi sull’argomento sia una persona di 25 anni appena assunta. Perché – spoiler – per chiedere un giorno la pensione dovrà lavorare oltre 46 anni. Sono i calcoli di Pensami, il simulatore dell’INPS gratuito che consente di ottenere una stima su quanti anni di contributi sono necessari prima di smettere di lavorare. La brutta notizia è che questi anni cominciano a diventare tanti, troppi, insostenibili. Anche perché nel mercato del lavoro di oggi non è poi così semplice riuscire a lavorare ogni anno.

O almeno non lo si può dare troppo per scontato, ecco.

In pensione con oltre 46 anni di contributi: i calcoli dell’Inps

L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha da poco aggiornato il simulatore Pensami e c’è chi, come il Sole 24 Ore, ne ha approfittato per fare alcuni calcoli. L’esempio più eclatante ha per oggetto un neoassunto di 25 anni: secondo i conteggi del simulatore, avrà bisogno di oltre 46 anni di contributi per andare in pensione anticipata a 70 anni; nel caso invece della pensione di vecchiaia, potrà uscire dal lavoro a 70 anni e 6 mesi maturando almeno 20 anni di contributi.

Può andare peggio di così? Sì. Nel caso infatti il lavoratore non riesca a conseguire almeno 20 anni di contributi (ma più di 5), dovrà attendere fino a 74 anni e 10 mesi per andare in pensione.

La situazione cambia di poco, per fortuna in meglio, per chi oggi ha almeno 30 anni. Sempre stando ai calcoli di Pensami, chi è nato nel 1990 potrà andare in pensione con 20 anni di contributi a 70 anni. Alla stessa età potrà andare a riposo grazie alla pensione anticipata, ma gli occorreranno 45 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Tutto chiaro? Diciamo che il futuro non è roseo, ecco perché i sindacati sono in pressing sul governo per chiedere una riforma delle pensioni strutturale.

Quota 41 la soluzione ai problemi?

Non è di certo un mistero di come il governo Meloni voglia superare l’attuale legge Fornero con il provvedimento quota 41 per tutti.

Anche se non andrebbe a toccare la pensione di vecchiaia, tale misura andrebbe incontro a tutti quei lavoratori che vorranno uscire prima dal lavoro senza attendere fino a 70 anni ed oltre. Una soluzione per tanti, vero, ma non per tutti. O almeno non per quanti non riusciranno ad avere una carriera di lavoro continuativa, come purtroppo accade a molti giovani lavoratori. Intanto, il prossimo incontro per la riforma delle pensioni è previsto l’8 febbraio.