La priorità per il Governo in merito al decreto lavoro 2023 è davvero l’aumento delle pensioni a giugno? La risposta è ovviamente sì, visto che è proprio ciò che i pensionati maggiormente chiedono. Ma siamo sicuri che le priorità coincideranno con le intenzioni? Su questo potremmo avere qualche dubbio, visto che in realtà ci sono anche altri scenari possibili, nonché questioni altrettanto impellenti.

Pensioni giugno, arriva già l’aumento?

Un aumento già a partire dal mese prossimo? Possibile, ma non certo. Nella bozza del nuovo decreto si legge in realtà che è stata estesa la proroga del contratto di espansione.

Ciò significa che viene confermata l’uscita anticipata di 5 anni. Una mini riforma delle pensioni però sembra essere comunque il punto cardine del decreto lavoro, quindi non è da escludere che il governo possa optare per una revisione di altri importanti quesiti, come appunto quello relativo agli aumenti. Che dire però di Opzione Donna? Il PD chiede a gran voce anche di rivedere quelle che sono le attuali regole, quindi anche questo argomento rientrerebbe tra le priorità del testo. Difficile pensare che si possa sbrogliare la matassa per entrambe le cose, mentre è più probabile che il Consiglio dei Ministri si troverà a scegliere tra le due.

Detto ciò, il Consiglio dei Ministri ha già varato nell’ultima legge di bilancio un piccolo aumento per i pensionati, portando l’assegno minimo da 525 euro a 572, i quali passano a 600 euro per gli over 75. La rivalutazione dell’1,75% potrebbe però essere ulteriormente ritoccata, almeno e ciò che si auspicano i diretti interessati. in realtà, tale upgrade che riguarderebbe un ulteriore 2,7%, è già previsto, ma nel calendario del 2024. C’è però di pronostica un anticipo di 6 mesi, cosa che farebbe coincidere questo aumento già nel mese di giugno prossimo. Per le pensioni minime tale aggiornamento non farebbe la differenza, poiché si tratterebbe di soli 11 euro al mese, ma sommati all’aumento già ottenuto a inizio anno, darebbe un po’ di ossigeno ai pensionati italiani in difficoltà.

Il problema dei fondi

Cosa dovrebbe impedire tutto questo? Come detto, la mini riforma delle pensioni dovrà fare i conti anche con altre questioni, su tutte la già citata opzione donna. Come se non bastasse, i fondi non sono certamente alti. Solo ritoccare le pensioni minime comporterebbe un costo di 2,1 milioni di euro. Proprio ieri, 1 maggio, il consiglio dei ministri si è riunito per discutere dell’argomento. Ci si attende quindi a breve una prima risposta in merito ai quesiti che i tanti italiani si pongono. L’aumento delle pensioni a giugno, almeno per coloro che percepiscono la minima, sembra comunque un fatto concreto. Staremo a vedere.