La sanità è al collasso. E sul fronte delle pensioni il governo Meloni propone, a firma stavolta di un parlamentare della Lega, un emendamento al cosiddetto decreto Milleproroghe che darebbe la possibilità al personale sanitario di rimanere al lavoro fino all’età di 72 anni.

Non è un paese per giovani, potrebbe pensare qualcuno, e non è un bene. La maggioranza, in realtà, ci aveva già provato inserendo una norma all’interno della Legge di Bilancio, che però riguardava soltanto i medici.

L’emendamento era stato considerato improponibile dalle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato.

Adesso, l’esecutivo ci riprova coinvolgendo tutto il personale sanitario.

Cosa prevede l’emendamento sulle pensioni a 72 anni per il personale sanitario

L’emendamento del capo gruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo, è stato considerato ammissibile dal momento che si tratta di un provvedimento onnicomprensivo, vale a dire che non riguarda soltanto i medici ma tutto il personale sanitario. Non si tratterebbe, comunque, di un obbligo di legge, bensì di una scelta volontaria.

A essere interessati sarebbero anche i docenti universitari e i medici dell’Inps e dell’Inail. Nell’emendamento si può leggere che è consentito “l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore sociosanitario, in deroga alle norme sul riconoscimento delle predette qualifiche professionali, a patto che

Il professionista abbia una elevata conoscenza della lingua italiana, in ragione della relazione clinico assistenziale con il paziente”.
Ma perché il governo Meloni insiste sulle pensioni a 72 anni? La risposta è semplice: la sanità italiana è al collasso.

La sanità italiana è al collasso

Si tratta di una vera e propria emergenza: gli italiani lo sanno bene, ma il governo Meloni non sembra intenzionato ad affrontarla con i giusti strumenti. La scarsità di medici e infermieri, che sta rendendo la sanità italiana una delle peggiori del mondo occidentale, viene ad oggi affrontata in due modi.

Innanzitutto, cercando di alzare l’età pensionistica di medici e personale sanitario, in modo da rinviare il momento della quiescenza di un gran numero di medici e personale sanitario. Un’uscita a 72 anni permetterebbe di affrontare l’emergenza attuale e rinviare il problema.

E, in secondo luogo, dando la possibilità alle ASL di assumere medici al terzo anno di specializzazione con contratti a tempo determinato. Ma soltanto nel caso in cui sia sostenibile dal punto di vista finanziario. Semplificando al massimo, l’esecutivo sta cercando di affrontare l’emergenza senza spendere un soldo.

Eppure, la pandemia ha mostrato un paese impreparato dal punto di vista medico e le promesse della prima ora erano state di un rafforzamento del nostro servizio sanitario nazionale.

E anche se le associazioni di medici e personale sanitario chiedono a gran voce un piano di assunzioni serio e che sappia guardare al futuro, al momento non sembra essere questa la linea della maggioranza.

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