Mentre il governo studia una riforma delle pensioni, in molte province italiane, addirittura, i pensionati superano i lavoratori. In pratica, ci sono più persone in pensione, quindi over 65, che in età da lavoro. La percentuale non è bassa. Si parla, infatti, del 37% delle province italiane, per 39 province in cui la soglia della parità tra persone in pensione e occupata risulta sfondata. La percentuale più alta si trova al sud e nelle isole. Secondo un’analisi del Sole24ore, il quadro che emerge non è dei migliori, e potrebbe persino peggiorare, proprio perché da un lato c’è la famosa crisi demografica, che oltretutto ha portato il ministro Giorgetti alla proposta di far pagare meno tasse a chi ha almeno due figli, dall’altro c’è l’invecchiamento della popolazione, un problema che in Italia è sempre più sentito.

E che può causare problemi anche al sistema pensionistico italiano.

Ecco le province italiane interessate

Nel dettaglio, a Reggio Calabria i lavoratori attivi sono 67 ogni 100 pensionati, a Messina si passa a 72 ogni 100, a Foggia 88 ogni 100 e a Napoli 96. In pratica, soprattutto nelle regioni e città del sud, la parità tra pensionati e occupati è sotto la media. Solo Bari, Matera e Barletta fanno meglio, rispettivamente con 102, 105 e 111 occupati.
Per quanto riguarda le città del nord, invece, Genova e Torino superano la parità ma di poco, a Milano e Roma ogni 100 pensionati ci sono 133 occupati, anche se il dato migliore è sempre di Bolzano, che anche in questo caso segna 162 occupati contro 100 pensionati.

Le altre province in cui i pensionati sono più degli occupati sono: L’Aquila, Campobasso, Agrigento, Potenza, Trapani, Taranto, Terni, Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia, Lecce, Nuoro, Isernia, Avellino, Asti, Salerno, Savona e Chieti Cosenza, Caltanissetta, Oristano, Campobasso, Benevento, Palermo, Agrigento, Potenza, Trapani, Biella, Enna, Ancona, Rieti, Catania, Perugia, Ferrara, Siracusa, Imperia, Ascoli Piceno, Vercelli e Rovigo.

Il problema della fuga dei cervelli

Questi dati, ovviamente, tengono conto della fuga dei giovani da molte città per trasferirsi in altre zone del paese o addirittura all’estero.

Tutto ciò senza considerare il tasso di disoccupazione nettamente più alto della media. Secondo l’Istat, solo al Sud si sono persi 42 giovani tra 25 e 34 anni ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali e 56 su 100 in quelli esteri. Fenomeno che sembra ancora più vero, in tutte quelle zone a bassa occupazione. Guardando a un’indagine del Centro studi itinerari previdenziali, nel 2021 il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è migliorato ma la stabilità è ancora a rischio, a causa delle “troppe eccezioni alla riforma Monti-Fornero”. Secondo il report, quindi, una mossa fondamentale potrebbe essere quella di ridurre le forme di anticipo pensionistico e guardare ad una vera riforma strutturale.

Pensioni, in queste città italiane ci sono meno lavoratori e più pensionati

Molte province italiane, insomma, hanno più pensionati che lavoratori. Da un lato il problema è causato dall’invecchiamento della popolazione, un problema che in Italia non è da sottovalutare. Dall’altro il calo demografico, che nel nostro paese è problema non di poco conto. Si fanno sempre meno figli, ci sono più anziani e pensionati. I giovani preferiscono andare all’estero o in altre città e le province del Sud sono quelle più duramente colpite da questo fenomeno. Insomma, senza tanti giri di parole, il sistema pensionistico rischia un tracollo.