Gli ultimi emendamenti presentati dal governo alla manovra finanziaria del prossimo anno portano un’ulteriore rivisitazione del meccanismo di perequazione degli assegni pensionistici, nonché alla conferma dell’aumento delle pensioni minime a 600 euro al mese per gli over 75 limitatamente al 2023. Per quanto riguarda la rivalutazione degli assegni previdenziali, dal 1° gennaio 2023 l’Italia abbandonerà lo schema con tre fasc.  Al suo posto sarà adottato un meccanismo biennale a 6 fasce. L’obiettivo è di garantire la rivalutazione al 100% alle pensioni fino a 2.100 euro lordi al mese.

E per le altre 5 fasce che rimangono? Vediamo chi guadagna e chi perde dopo l’ultima rivalutazione delle pensioni.

Rivalutazione assegni pensionistici: dal 1° gennaio 2023 cambia tutto

Il sistema biennale a 6 fasce deciso dal governo Meloni con la nuova manovra finanziaria fa felici i pensionati che percepiscono un assegno previdenziale fino a 2.100 euro lordi al mese. Soltanto per loro, infatti, scatterà l’adeguamento pieno del 100% all’inflazione. A beneficiarne saranno anche le pensioni fino a 5 volte il minimo. Quindi tra 2.100 euro e 2.626 euro lordi al mese, con un adeguamento pari a 162 euro rispetto ai 153 euro previsti dal precedente schema a tre fasce.

A perdere invece saranno i pensionati che ricevono un trattamento superiore a 5 volte il minimo. Cioè chi appartiene alla terza, quarta, quinta e sesta fascia del nuovo meccanismo. Tanto per citare un esempio, chi oggi gode di una pensione da 3.150 euro lordi al mese, riceverà un adeguamento di 126 euro anziché di 172 euro (se fosse rimasto in vigore il precedente schema a tre fasce).

Lo stesso discorso per chi beneficia di un trattamento previdenziale da 5.250 euro lordi al mese, ossia tra 8 e 10 volte il minimo. Per loro l’adeguamento all’inflazione sarà di 141,8 euro al mese e non di 153 euro come sarebbe stato invece con lo schema ancora oggi in vigore.

Il meccanismo per capire chi ci guadagna e chi no

Ecco un riepilogo del nuovo meccanismo biennale a 6 fasce che il governo Meloni userà per le rivalutazioni delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2023:

  • indicizzazione del 100% per chi percepisce una pensione fino a 4 volte il minimo Inps (2.100 euro lordi al mese)
  • indicizzazione dell’80% per chi percepisce una pensione pari o inferiore a 5 volte il minimo (2.626 euro lordi al mese)
  • indicizzazione del 55% per chi percepisce una pensione tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro lordi al mese)
  • indicizzazione del 50% per chi percepisce una pensione tra 6 e 8 volte il minimo (4.200 euro lordi al mese)
  • indicizzazione del 40% per chi percepisce una pensione tra 8 e 10 volte il minimo (5.250 euro)
  • indicizzazione del 35% per chi percepisce una pensione superiore a 10 volte il minimo (sopra i 5.250 euro)