Entro la prossima estate il governo Meloni dovrebbe varare una nuova riforma dell’Irpef, con l’obiettivo di unificare le due fasce intermedie riducendo al contempo le aliquote da quattro a tre. Le aliquote attualmente in vigore sono: 23% (fino a 15.000 euro di reddito); 25% (da 15.000 a 28.000 euro di reddito); 35% (da 28.000 a 50.000 euro); 43% (oltre 50.000 euro di reddito). L’ipotesi più accreditata è che si passi a un’unica aliquota del 27% per i redditi da 15.000 a 50.000 euro, eliminando così l’aliquota del 35%. Questo per chi percepisce un reddito da 28.000 a 50.000 euro.

Di conseguenza, non ci vuole un genio per capire che le persone più avvantaggiate apparterrebbero principalmente al ceto medio. Con una riduzione dell’aliquota Irpef dal 35 al 27%. Ciò a discapito invece di chi vive con un reddito annuo compreso tra 15.000 e 28.000 euro.

Pensioni: perché la riforma Irpef potrebbe rivelarsi un boomerang per il governo

Come è facile intuire da quanto appena detto, in seguito alla nuova riforma dell’Irpef potranno sorridere i pensionati che percepiscono una pensione compresa tra 28.000 e 50.000 euro. Chi ad esempio oggi ha un reddito pari a 40.000 euro, con la riforma dell’Irpef del governo Meloni arriverà a percepire tra i 100-120 euro in più al mese. È invece previsto un aumento molto più contenuto per chi ha un reddito di 30.000 euro. A conti fatti, riceverebbe un aumento mensile della pensione pari a 7,50 euro, per un totale di circa 100 euro all’anno.

Il discorso cambia se si prende come riferimento la fascia di reddito compresa tra 15.000 e 28.000 euro, nella quale rientrano i pensionati più penalizzati. Chi ad esempio oggi percepisce un reddito di 20.000 euro, si ritroverà con un assegno previdenziale alleggerito di circa 100 euro netti all’anno. Questo per effetto del passaggio ad un’aliquota Irpef maggiore (dal 25 al 27%). I conti stavolta non tornano, dato che i pensionati penalizzati dalla riforma Irpef saranno molti di più rispetto a quelli che ne beneficeranno.

Lo dicono gli ultimi dati dell’Osservatorio Inps, secondo cui nel 2021 gli assegni erogati hanno avuto un importo medio pari a 1.475,78 euro.

Chi penalizza

Non è sbagliato dunque affermare che la nuova riforma rischia di fatto di ridimensionare in maniera importante i benefici della rivalutazione delle pensioni di quest’anno, in particolare per chi ha un reddito compreso tra i 15.000 e 28.000 euro. Andrà invece molto meglio ai pensionati che appartengono al cosiddetto ceto medio. Dopo aver mal digerito le rivalutazioni degli assegni pensionistici di quest’anno, ora la situazione è tornata a rasserenarsi in previsione della prossima riforma dell’Irpef. Qualcuno diceva: “Cambiare tutto per non cambiare niente”.