Meno uscite anticipate e meno domande di opzione donna. Il quadro disegnato dall’Inps in merito alle pensioni va ancora oltre e ci dice che in generale tra gennaio e marzo di quest’anno sono stati erogati solo 174.610 trattamenti, ossia il 26,22% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cosa sta succedendo?

Pensioni, calano i numeri, ecco perché

Sono solo 151 le richieste per Opzione Donna fatte in questi primi tre mesi del 2023, ma in generale il quadro per il gentil sesso a lavoro rimane ancora fortemente discriminatorio, almeno a giudicare dai numeri.

Infatti, gli importi per gli assegni delle pensioni percepiti risultano mediamente più bassi di quelli degli uomini del 33%. In sintesi, abbiamo un quadro che si può riassumere nei seguenti punti: riduzione del prepensionamento, poche domande per Opzione Donna e stipendio più basso per le lavoratrici. Secondo gli analisti la spiegazione, almeno per quanto riguarda il basso numero registrato in questi mesi delle uscite anticipate è da imputarsi a quota 102 e 103.

L’effetto di quota 100 ormai sta andando a scemare. I numeri monitorati dall’Inps ci dicono che infatti il trattamento anticipato è sceso del 30%. Nello specifico sono stati erogati 65.137 trattamenti di vecchiaia, 51.583 assegni anticipati, 8.167 di invalidità e 49.723 alle altre voci. Come dicevamo, il motivo sembra tutto riguardante l’uscita di scena di Quota 100 (uscita con 62 anni d’età e 38 di versamenti) sostituita da Quota 102 (64 anni d’età e 38 di contributi), che già aveva portato i suoi effetti alla fine dell’anno scorso. Ad accentuare ulteriormente il distacco dai mesi omonimi dello scorso anno ci ha pensato poi l’introduzione quest’anno di Quota 103 (62 anni d’età e 41 di contribuzione).

La strategia “vincente”

È ormai chiaro che il problema delle pensioni non è di poco conto. La strategia del Governo sembra aver funzionato, ossia abbassare di nuovo gli anni anagrafici (da 64 a 62) per l’uscita anticipata, ma alzare di netto quello dei contributi (da 38 a 41).

Una riforma delle pensioni appare doverosa, visto che in questo modo si rischia di paralizzare i lavoratori con paletti davvero insormontabili. Purtroppo, puntualmente arriva dai politici la solita risposta: mancano i fondi per riformare il sistema.

Interessante in questi giorni l’intervento di Piergiorgio Odifreddi, matematico più volte in veste di opinionista televisivo nel dibattito pubblico. Il professore ha evidenziato una cocente contraddizione ricordando quanto è stato facile trovare i fondi per sostenere l’Ucraina in Guerra, così come non mancano gli interventi economici ogni qualvolta che una banca rischia la banca rotta. Stranamente, invece, quando si tratta di pensioni, i soldi non ci sono mai.