La riforma pensioni prosegue a rilento. In campagna elettorale il tema previdenziale spesso e volentieri è stato al centro del dibattito, in particolare per quei partiti che oggi compongono la maggioranza. Il riferimento esplicito è a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Una volta però al governo, le tempistiche del superamento della legge Fornero si sono allungate in maniera inesorabile. Ora, infatti, né il 2023 né il 2024 sono gli orizzonti a cui guarda l’esecutivo Meloni. A più riprese si parla di fine legislatura, definizione quanto più vaga possibile.

E se il governo dovesse cadere prima?

Riforma pensioni, Opzione donna: oltre il danno la beffa?

Intanto la legge di Bilancio per il 2023 parla chiaro: opzione donna ridotta a una misura quasi di faccia e un’inedita Quota 103 che non ha la forza di superare la riforma pensioni della Fornero. Insomma, le premesse erano state tutt’altre. E se ci soffermiamo su opzione donna, il futuro non è che sia più roseo, anzi. In passato alcuni rumor riferivano circa la volontà del governo Meloni di tornare ai requisiti precedenti la manovra finanziaria di quest’anno, ma ad oggi ancora non si intravedono passi in avanti. Oltre il danno la beffa? Se dovessimo dare retta a un noto proverbio potremmo rispondere di sì, ma sarebbe una risposta non accettabile per tutte quelle donne che si vedono rappresentate da Giorgia Meloni come donna, madre e lavoratrice, ancora prima della figura di capo del governo.

Ricordiamo che con l’ultima legge di Bilancio, i requisiti di opzione donna sono profondamente cambiati. Per accedervi il requisito anagrafico è ora pari a 60 anni, mentre prima erano sufficienti 58 anni (12 mesi in più per le autonome. A questo si è aggiunto lo sconto di 1 o 2 anni riservato alle lavoratrici con uno o più figli. Ma non è tutto, perché queste regole valgono soltanto per le lavoratrici invalide, per quelle licenziate e per le caregiver.

Una situazione inaccettabile anche per i sindacati, che da tempo chiedono il ritorno alle precedenti condizioni.

Nuova Quota 103: così non va

All’inizio della legislatura si parlava di Quota 103 come la misura che sarebbe riuscita a sostituire la legge Fornero, salvo poi accorgersi che le cose non fossero proprio così. Ora il cavallo di battaglia è quota 41 per tutti, ma di sicuro il nuovo sistema non entrerà in vigore né il prossimo anno né tantomeno questo. Ecco perché il governo dovrebbe confermare quota 103 anche in vista del prossimo anno.